Scuola. Romito Presidente di ANP Puglia chiede intervento per revoca ordinanza della Regione
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Gentile Presidente,
noi di ANP Puglia, rappresentanti della maggioranza dei dirigenti scolastici, abbiamo appena finito di ascoltare attentamente
– come tantissimi altri cittadini avranno fatto – la Sua conferenza stampa a illustrazione del nuovo DPCM che entrerà in vigore il giorno 6 novembre, peraltro conoscendone preventivamente i contenuti, visto che da ieri non facciamo altro che compulsare le varie bozze di decreto succedutesi sui media fino all’ultima definitiva edizione.
Comprendiamo benissimo la situazione drammatica che stiamo vivendo, che ci angoscia tutti i giorni ed alla cui mitigazione abbiamo contribuito e contribuiremo con gli sforzi immensi, sicuramente a Lei ben noti, che esercitiamo insieme ai docenti ed a tutto il personale scolastico nel corso della nostra attività professionale per tutelare il diritto all’istruzione dei nostri ragazzi.
Ma non è di questo che vogliamo parlare.
Il suo DPCM, parafrasando il ben noto classico latino, stabilisce che, per quanto attiene al rischio epidemiologico, l’Italia est omnis divisa in partes tres: gialla, arancione e rossa. Bene.
Ma qui in Puglia abbiamo la sensazione di appartenere ad una classificazione territoriale del tutto sui generis, ad un quarto genere (o colore), si potrebbe dire, sicuramente non contemplato dal DPCM: una sorta di zona “rossissima” o, se vogliamo, “profondamente rossa”: anche qui ci sia consentita la parafrasi del titolo di un famoso film il cui regista proprio oggi, e proprio in Puglia, è stato insignito di un importante riconoscimento alla carriera.
E’ infatti in vigore qui da noi da qualche giorno, in tema di scuola, un’ordinanza del governatore Emiliano che ha caratteristiche più restrittive del Suo DPCM, in quanto impone la didattica a distanza a tutti gli ordini di scuola (salvo l’infanzia) e per tutto il tempo scuola, fatte salve le attività di laboratorio e la frequenza degli alunni con bisogni educativi speciali. Abbiamo criticato l’ordinanza nel merito e nel metodo, fino a chiederne il ritiro più volte (l’ultima, oggi) ma non vogliamo tediarLa oltre con le nostre argomentazioni: diciamo solo che l’ordinanza del governatore è arrivata al termine di un tourbillon normativo di disposizioni diverse e via via più restrittive che hanno messo a durissima prova, fin quasi a farla collassare, l’organizzazione didattica delle nostre scuole.
Il nostro governatore, dopo l’annuncio del Suo DPCM, ha appena fatto sapere in un lancio stampa ufficiale della Regione, che la sua ordinanza rimarrà, si, in vigore fino alla scadenza fissata per il 24 di novembre, ma che lui, per “andare incontro alle esigenze formative ed alla volontà delle famiglie che desiderano per i loro figli la didattica in presenza … è disponibile a richiesta dell’Ufficio Scolastico Regionale, a consentire ai dirigenti degli istituti scolastici di aumentare la quota di didattica in presenza attualmente autorizzata [cioè zero o quasi] fino a soddisfare le richieste delle famiglie e sempre che le condizioni epidemiologiche lo consentano.” Saprà sicuramente, perché questo lancio stampa non è sicuramente sfuggito ai Suoi collaboratori, che lo stesso governatore asserisce che “ove il Governo nazionale ritenga assolutamente necessaria la riapertura della didattica in presenza secondo le previsioni del DPCM, potrà richiedere espressamente la revoca dell’ordinanza del Presidente della Regione Puglia che la valuterà di intesa col Ministro della Salute”.
Abbiamo appena finito di ascoltarLa, Presidente, ed abbiamo capito che:
1. l’individuazione del colore che esprime il maggiore o minore “rischio” epidemiologico di una regione è a cura di un’ordinanza del Ministro della Salute;
2. tale ordinanza è adottata d’intesa con i rappresentanti delle Regioni e recepisce l’esito del monitoraggio periodico che viene effettuato congiuntamente dall’Istituto superiore di Sanità, dai rappresentanti delle Regioni e dal Comitato Tecnico Scientifico;
3. la misura restrittiva più forte in materia di attività didattica è quella prevista per le zone “rosse”, che tuttavia prevede la didattica in presenza per le scuole dell’infanzia, le primarie e il primo anno della scuola media, per le ragioni che Lei ha appena illustrato egregiamente e che condividiamo in pieno; per le zone “arancioni”, tale previsione è estesa fino a tutta la terza media;
4. non esistono per ora, e almeno fino al 3 dicembre, misure più restrittive di queste;
5. se una regione dovesse transitare da una condizione meno restrittiva ad un’altra più restrittiva, ciò avverrebbe con il pieno coinvolgimento della regione stessa, al termine di una valutazione condivisa dei dati scientifici disponibili in quella regione e, comunque, non per atto del presidente regionale bensì per determinazione governativa, poi non più negoziabile (ordinanza del Ministro della Salute).
Se abbiamo capito bene le sue spiegazioni e se le confrontiamo con i contenuti della nostra ultima ordinanza regionale, in Puglia – poiché viene attuato con l’ordinanza del governatore un lockdown quasi totale della scuola, non paragonabile neanche a quello previsto dal DPCM per le zone che saranno definite come “rosse” – ci dev’essere, purtroppo, una situazione epidemiologica molto più grave che nel resto del Paese e, per di più, sfuggita non si sa come alla occhiuta valutazione dei Suoi consulenti scientifici e di quelli del Suo Ministro alla Salute (ISS e CTS). Le suggeriamo di indagare tale questione e Le chiediamo di intervenire a chiarimento – permettendoci anche di sottolineare l’urgenza – poiché il 6 novembre non sapremmo più quale disposizione applicare, dovendo anche far fronte ai genitori dei nostri alunni, giunti anch’essi al limite della umana sopportazione dopo i reiterati annunci e controannunci di misure diverse.
Non Le sfuggirà, infine, la confusione che regna sovrana nell’interpretazione dei ruoli istituzionali e tecnici contenuta negli atti e nelle dichiarazioni del nostro governatore: da un lato, essi sembrano non cogliere correttamente la diversificazione sancita dal Titolo V della Costituzione fra le competenze in materia di istruzione spettanti esclusivamente allo Stato e quelle spettanti alle regioni, poiché l’ordinanza regionale detta norme di organizzazione interna e minuziosa del servizio scolastico e dell’attività didattica, arrogandosi un potere che non le dovrebbe spettare in quanto, invece, di competenza statale o inerente l’autonomia delle scuole; dall’altro, pretende di affidare unilateralmente la mitigazione delle misure restrittive (che consisterebbe in più ore didattica in presenza) alla valutazione di organi come l’Ufficio Scolastico Regionale o i dirigenti scolastici che non sono certamente in possesso delle conoscenze e dei dati scientifici atti a valutare le condizioni epidemiologiche che consentirebbero una tale mitigazione.
Caro Presidente, urge un suo intervento chiarificatore, magari consistente nella revoca dell’ordinanza come, peraltro, suggerita dal suo stesso estensore: segua il suo consiglio, per favore.