Manduria: fermati i tre presunti responsabili dell’omicidio di Natale Naser Bahtijari. Video servizio della conferenza stampa.

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Individuati e sottoposti a fermo dalla Squadra Mobile di Taranto i presunti responsabili dell’omicidio di Natale Naser Bahtijari, il 21enne nato a Campi Salentina, di origine montenegrina ed etnia rom, che risiedeva a Lecce, il cui cadavere è stato ritrovato a Manduria la mattina del 23 Febbraio scorso sotto un cavalcavia della via vecchia comunale che conduce ad Oria.

Si tratta di tre giovani di Manduria, Vincenzo Antonio D’Amicis 20 anni, Simone Di Noi, 23 anni , e Domenico Palma D’Oria, di 23 anni nato a Grottaglie, accusati, oltre che dell’omicidio, dei reati di mafia, del tentativo di soppressione di cadavere e di rapina.

I provvedimenti sono stati emessi dalla Procura Distrettuale di Lecce. La vicenda si inquadrerebbe (ma in merito sono in corso valutazioni più approfondite degli inquirenti) in un traffico di droga tra Lecce e Manduria e in un contesto di criminalità organizzata e, nello specifico, legato ad una cosca mafiosa egemone nel territorio.

I dettagli di quanto scoperto sono stati illustrati in una conferenza stampa alla presenza del Questore di Taranto dott. Massimo Gambino.

Sin dal rinvenimento del corpo senza vita del giovane, gli investigatori della locale Squadra Mobile, coordinati dalla Procura Distrettuale di Lecce in stretto raccordo con la Procura della Repubblica di Taranto, hanno concentrato la propria attenzione sui tre manduriani, già oggetto di indagini per traffico di sostanza stupefacente, ottenendo, sin da subito, importanti riscontri a questa ipotesi.
In particolare, una volta dato un nome al corpo senza vita rinvenuto in agro di Manduria, sono emersi i possibili collegamenti: la giovane vittima, fratello di un soggetto dal quale, i tre indagati, nei giorni precedenti, avrebbero acquistato della cocaina, sarebbe stata incaricata dal fratello, di recarsi a Manduria,
accompagnato da due amiche, per incassarne il pagamento. A dare una svolta alle indagini sarebbero stati gli indizi raccolti nell’auto Fiat 500 trovata nelle campagne qualche ora dopo il ritrovamento del corpo.
L’analisi delle immagini dei sistemi di video sorveglianza pubblici e privati acquisite dagli agenti ha consentito di ricostruire gli ultimi spostamenti della giovane vittima. Giunto a Manduria nella tarda serata del 22 Febbraio a bordo della sua auto, dopo varie ore di attesa, è stato avvicinato da due uomini con cui si è allontanato, inoltrandosi nei vicoli del centro storico. Qui, la vittima, accompagnata in un bar, avrebbe subìto la prima violenta aggressione nel corso della quale sarebbe stata ripetutamente colpita con armi da taglio.
Successivamente, i tre indagati avrebbero condotto il giovane, a bordo dell’autovettura di D.S. in una zona periferica del paese e, dopo averlo fatto scendere dal mezzo, lo avrebbero sottoposto ad una vera e propria esecuzione, colpendolo con ripetute coltellate. Ancora agonizzante la vittima sarebbe stata caricata sulla stessa autovettura, per poi abbandonarla sul cavalcavia nei cui pressi, la mattina successiva, è stato trovato il suo corpo senza vita.
Nelle fasi successive all’esecuzione gli indagati, in concorso con altri soggetti in fase di identificazione e con condotte ancora oggetto di puntuale valutazione, avrebbero tentato di cancellare le tracce dell’efferato omicidio, distruggendo il corpo della vittima e sottraendo con violenza e minaccia, alle due amiche (che lo avevano accompagnato e che, ignare di quanto fosse accaduto, lo attendevano ancora in piazza Vittorio Emanuele) l’autovettura a bordo della quale era arrivato a Manduria.
Il movente, secondo gli inquirenti, nonostante non ancora puntualmente individuato, potrebbe essere riconducibile a frizioni legate al mancato pagamento dello stupefacente acquistato dagli indagati.
Inoltre, le modalità adottate prima, durante e dopo l’omicidio – che assumerebbero i contorni di una vera e propria punizione pubblica, richiamando ripetutamente in causa un noto clan della Sacra Corona Unita egemone nel Tarantino evidenzierebbero la riconducibilità della stessa ad un contesto di criminalità
organizzata e, nello specifico, all’agire della citata cosca mafiosa. Preziosa per l’esecuzione dei fermi la collaborazione del Commissariato di Manduria, del Reparto Prevenzione Crimine di Bari, del Gabinetto Provinciale Polizia Scientifica di Taranto e del Reparto Volo di Bari.

Conferenza stampa in Questura a Taranto Erretiemme Srl