Autoriciclaggio attraverso un trust. Misure cautelari e sequestri a carico di un imprenditore e del suo commercialista

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Un’ordinanza applicativa della misura cautelare interdittiva dall’esercizio di attività professionale e imprenditoriale, emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Lecce su richiesta della Procura della Repubblica di Lecce, è stata eseguita

dalla Guardia di Finanza di Lecce nei confronti di 2 persone (un professionista ed un commercialista), indagate per auto riciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, dichiarazione infedele dei redditi e fittizia formazione del capitale.

Le indagini, condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Lecce, e coordinate dalla Procura della Repubblica di Lecce, nascono dall’approfondimento di una ispezione antiriciclaggio a carico di un commercialista salentino tesa a verificare l’adempimento alle normative vigenti in materia di contrasto al riciclaggio dei proventi di illecita provenienza. Si tratta di una serie di adempimenti richiesti non solo ai professionisti, ma anche alle banche, alle società finanziarie ed alle assicurazioni.

L’attività ha fatto emergere che il commercialista, in qualità di tenutario delle scritture contabili di una società amministrata da un ingegnere, grazie alla costituzione di un trust, ha consentito a quest’ultimo di sottrarsi al pagamento circa 1 milione e 200 mila euro di euro (relativamente al periodo 2009/2015) a titolo di imposte riguardanti più società riconducibili allo stesso ingegnere.

Il trust è un particolare tipo di società di derivazione anglosassone in cui un titolare, nominato trustee, viene incaricato di gestire beni che il fondatore immette nel patrimonio societario. La particolarità di tale formula prevede che la disponibilità dei beni sia formalmente in capo al trustee, risultando tale espediente particolarmente adatto allo scopo di simulare lo spossessamento di beni, come immobili o autoveicoli di cui, in realtà, si continua a disporre normalmente. Nel patrimonio del trust sono quindi confluiti 6 immobili di proprietà dell’ingegnere e delle società a lui riconducibili, gravate in realtà da numerosi debiti fiscali, oltre ad un capitale sociale di 280 mila euro, costituito da crediti asseritamente vantati dal professionista nei confronti di una società a lui riconducibile e attestati come veri da apposita perizia giurata redatta dal commercialista ispezionato, ma rivelatisi, in base agli approfondimenti delle Fiamme Gialle, in buona parte inesistenti.

In tal modo, grazie alla regia del commercialista, l’ingegnere, le cui società risultano fiscalmente indebitate, ha “posto al sicuro” dai provvedimenti del fisco la maggior parte dei propri averi, compresi capannoni industriali, abitazioni, autoveicoli e almeno una imbarcazione, simulando di non averne più il possesso ma, come accertato dalle Fiamme Gialle, continuando in realtà ad utilizzare i beni formalmente ceduti e a impiegarli liberamente.

Dal momento che le condotte che comportano l’alienazione simulata ed il compimento degli altri atti fraudolenti, come quello della finta cessione dei beni in un trust appositamente creato, acquisiscono rilevanza penale poiché idonee a configurare una “sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte”, il comportamento tenuto dal commercialista e dall’ingegnere dà luogo al delitto di auto-riciclaggio, costituito dal fittizio trasferimento degli immobili di un valore complessivo di oltre 660 mila euro, al solo fine di “schermarne” il possesso all’interno del trust.

Tale espediente, accompagnato all’utilizzo di prestanome e di falsi contratti di locazione, i cui contenuti sono stati svelati dalle indagini condotte dai Finanzieri, ha permesso agli investigatori di ricostruire l’intera manovra fraudolenta che è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Lecce in relazione alla commissione di una serie di delitti, ad opera del commercialista e dell’ingegnere, indagati per concorso continuato in sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, auto riciclaggio e formazione fittizia del capitale.

Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha quindi richiesto l’emissione di un provvedimento di sequestro preventivo dei beni riconducibili all’imprenditore allo scopo di evitare ulteriori dispersioni degli stessi e assicurarli alle pretese della giustizia e dell’Amministrazione finanziaria.

Tra i beni oggetto del provvedimento figurano appartamenti, autorimesse, capannoni, hangar e aree aeroportuali, natanti, motocicli ed automezzi.

Accogliendo le richieste del Pubblico Ministero titolare del procedimento, il Gip presso il Tribunale di Lecce ha emesso ordinanza di custodia cautelare disponendo la misura dell’interdizione dall’esercizio dell’attività professionale ed imprenditoriale a carico del commercialista e dell’imprenditore, nonché il sequestro preventivo per equivalente a carico dell’imprenditore per somme complessivamente pari a euro 1.429.740,50, costituite da immobili, veicoli, conti correnti, titoli, quote societarie e un’imbarcazione, profitto dei diversi reati contestati, che i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria del capoluogo salentino leccesi hanno eseguito nella mattinata odierna.