Taranto: minacce a sfondo sessuale a giornalista, responsabile antiracket a processo

Condividi

Dovrà affrontare un processo, perché ritenuto responsabile di minaccia aggravata, M.C., un cinquantenne residente a Taranto con precedenti specifici e da sempre autoreferenziatosi quale paladino di onestà e giustizia
per le sue campagne antiracket e antiusura, ma a tradirlo è stata proprio la sua eccessiva e malcelata voglia di protagonismo attraverso una tanto inquietante quanto maldestra strategia.
Nello scorso mese di marzo il “Quotidiano di Puglia” pubblicava un articolo a firma di una giornalista in cui veniva presentata l’istituzione dello sportello antiracket di CasArtigiani Taranto di cui lo stesso ne risultava responsabile.
Pochi giorni dopo la pubblicazione, presso la sede di Taranto della citata testata fu recapitato un plico al cui interno vi erano pesanti minacce di morte ai referenti dello sportello Antiracket e di stupro alla redattrice dell’articolo se non avesse smesso di occuparsi di tali fenomeni criminosi.
La denuncia delle patite minacce violente ed a chiaro sfondo sessuale, in particolare a ridosso della giornata dell’8 Marzo (festa della donna), atteso peraltro la stringente attualità sulla tematica della violenza sulle donne e sui femminicidi, ha destato la massima attenzione degli operatori della DIGOS di Taranto, i quali, nel giro di pochi giorni , raccogliendo concreti elementi di responsabilità, sono riusciti ad individuare il presunto colpevole delle raccapriccianti intimidazioni.
Quanto emergeva dai primi accertamenti, infatti, ha supportato il convincimento degli investigatori che le minacce non provenissero da esponenti della malavita organizzata, ma da chi, invece, avesse interesse a costituirsi una posizione meritoria all’interno di un’ associazione quale CasArtigiani.
La stessa missiva, inviata il 7 marzo e che sarebbe dovuta pervenire alla destinataria proprio il giorno della “festa della donna”, avrebbe generato un tale clamore mediatico da cui poter trarre vantaggi, visto che conteneva anche minacce contro se stesso riconducibili all’asserita attività di contrasto ai fenomeni criminali estorsivi quale responsabile dello sportello Antiracket.
Ad una definitiva conclusione, che ha permesso al Sost. Procuratore della Repubblica Dott. Enrico BRUSCHI di formulare la richiesta di rinvio a giudizio sulla base di chiari e concreti elementi di colpevolezza, è stato possibile giungere grazie all’ulteriore supporto di accertamenti tecnico-scientifici.