Taranto: Ingegneri pronti a partire nelle zone terremotate

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Il lavoro da fare per la ricostruzione dei paesi terremotati è notevole ed ancora una volta la Puglia risponde dimostrando una grande solidarietà. Gli ingegneri tarantini hanno accolto immediatamente l’invito a collaborare inoltrato dal Dipartimento di Protezione Civile al Consiglio Nazionale degli Ingegneri, che ha, a sua volta, allertato le ramificazioni territoriali.
«Abbiamo fornito un elenco di trenta colleghi che sono già
“formati” su questo tema>> e che, quindi, potrebbero partire subito – ha spiegato il presidente dell’Ordine di Taranto, l’Ing. Antonio Curri. Nelle zone colpite dal sisma che ha devastato Amatrice e in altri comuni nel Lazio, nelle Marche ed in Umbria c’è bisogno di professionalità specifiche. Per questo ad ognuno dei 2.300 ingegneri tarantini iscritti all’Ordine è stata inviata una scheda da compilare su specifici temi, in modo che, ognuno possa apportare le proprie competenze in un sistema coordinato. La disponibilità dei tarantini, a fronte di un impegno che non prevede compenso, è massima. E val la pena
ricordare come in queste ore sia in prima linea proprio un ingegnere della provincia di Taranto, il lizzanese
Angelo Masi, che ha la delega alle Emergenze ed Protezione Civile in seno al Consiglio Nazionale. Lo stesso
Consiglio ha diramato una nota in cui si evidenzia come oltre 21,5 milioni di persone in Italia abitino in aree
del paese esposte a rischio simico molto o abbastanza elevato (classificate, rispettivamente, 1 e 2).
Altri 19 milioni risiedono, invece, nei comuni classificati in zona 3, come Taranto; zona che non può dirsi sicura, visto che molti comuni emiliani recentemente colpiti dal sisma del maggio 2012 appartenevano proprio
a questa fascia di rischio sismico. La quota di immobili da recuperare, sulla base dell’esame dei danni
registrati alle abitazioni de L’Aquila e delle condizioni del patrimonio abitativo raccolte dalle indagini
censuarie, è pari a circa il 40% delle abitazioni del Paese, indipendentemente dal livello di rischio sismico.
Con una quota di interventi di recupero decrescente al diminuire dell’età dei fabbricati, sino a considerare
quelli costruiti dopo il 2001 e soprattutto quelli edificati dopo il 2008 senza necessità di alcun intervento. Si tratta in questa prospettiva di intervenire su circa 12 milioni di immobili che dovrebbero essere destinatari di opere di risanamento e messa in sicurezza statica. Con un coinvolgimento di una popolazione pari a circa 23 milioni di cittadini.

terremoto-centro-italia-24-agosto-2016