Pasqua: il messaggio di Mons. Vincenzo Pisanello, Vescovo di Oria
“Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita” (Eb 2, 14-15).
Siamo stati ridotti in schiavitù per tutta la vita e non ce ne accorgiamo! Credo che sia giunto il momento in cui chiederci in tutta verità: di chi siamo schiavi? E come siamo tenuti in schiavitù?
La lettera agli Ebrei ci aiuta a fare chiarezza della nostra situazione e del dono che ci è stato fatto dal Padre della misericordia. Siamo schiavi di chi ha il potere della morte, e siamo tenuti in schiavitù perché abbiamo timore della morte.
La morte è entrata nella vita dell’uomo e nel mondo a causa del peccato (Sap 2, 24), ed ogni peccato, anche di lieve entità, genera morte perché interrompe il flusso della grazia, della linfa vitale che proviene da Dio e dal Suo Spirito, “che è Signore e dà la vita”.
L’uomo è stato creato per la vita, non solamente quella biologica, ma anche e soprattutto quella soprannaturale e quando l’inganno del principe di questo mondo gli fa percepire che la morte è la fine di ogni cosa, questa fragile creatura s’intimorisce e, desiderando la vita per sempre, si lascia incatenare da questa paura. Così il peccato genera la morte e la morte, incutendoci paura,ci tiene prigionieri.
Come poter uscire da questo labirinto?
Dobbiamo riconoscere, in tutta verità, che non siamo capaci di liberarci dalla paura della morte, e così rimaniamo schiavi!
Anche Gesù ha avuto paura della morte e della prigionia che questa sembra portare: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice!”. Ma il Suo atto di fiducia e di obbedienza al Padre – “Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”(Mt 26, 39) – lo ha fatto entrare proprio nella morte perché questa fosse sconfitta nell’unico modo possibile: dal di dentro!
E così lo Spirito di Dio, “che è Signore e dà la vita”, resuscitando Gesù dalla morte ha infranto definitivamente le catene della schiavitù dell’uomo.
Così il grido della notte di Pasqua “È risorto!” non si riferisce solo alla persona di Gesù, ma all’intera umanità! Tutto l’uomo, ogni uomo che si consegna nelle mani del Padre attraverso l’umanità di Gesù, è risorto, è vivo, ha sconfitto la morte e la paura di questa! L’uomo non è più schiavo, è libero, è liberato dal Cristo risorto.
Ecco la nostra nuova condizione: non più schiavi, perché la morte e la paura che di essa ci teneva prigionieri è stata sconfitta dalla morte e resurrezione di Gesù, ma uomini liberi, figli beati perché amati ed in grado di amare.
Professare la propria fede nella resurrezione è riconoscere il proprio stato di libertà. Non lasciamoci incatenare dal peccato per non cadere nuovamente nella paura della morte, ma viviamo da figli della resurrezione. Cristo è risorto. E anche noi con Lui. Auguri.
+ Vincenzo Pisanello