Manduria: una delle aggressioni subite dall’anziano morto dopo 18 giorni di agonìa. Video
“Miliardi ti personi ci sono e ieni sempri ddo mei?” Neanche ha finito di dire questa frase che è stato prima picchiato poi spinto violentemente tanto da cadere a terra. Di sfondo il dolore della caduta e le risatine di alcuni componenti della baby gang che pare fosse composta da ragazzi “normalissimi, studenti di liceo nati e cresciuti a Manduria in contesti familiari a modo, figli di commercianti e impiegati pubblici” come ha riferito uno dei legali difensori. Sono solo 15 secondi. Immagini al buio girate con il telefonino da uno dei ragazzini colpevoli di aver bullizzato e picchiato violentemente l’anziano 66 enne Antonio Cosimo Stano, deceduto dopo 18 giorni di agonìa all’ospedale Giannuzzi di Manduria. In quei pochi istanti c’è tutto il dramma di quell’anziano vittima del “branco”, dramma che nessuno è riuscito a capire quanto fosse grave per cercare di aiutarlo.
Uno dei tanti episodi di violenza compiuti sino a pochi giorni prima del ricovero quando lo avrebbero percosso sottraendogli 300 euro. L’uomo, visibilmente provato, non dormiva e non si alimentava da giorni.
Intanto oggi è stata eseguita l’autopsia dal medico legale di Bari, Liliana Innamorato che ha chiesto un paio di mesi per rispondere ai quesiti posti nell’incarico e non è escluso che possano essere necessari ulteriori esami di laboratorio per stabilire se la morte del 66enne sia stata causata dai traumi subiti a seguito delle aggressioni oppure, ad esempio, dallo stato di prostrazione e di degrado in cui l’anziano era caduto dopo essere stato bullizzato. I componenti della baby gang, 12 minorenni e solo due maggiorenni sono indagati con l’accusa di omicidio preterintenzionale, lesioni, rapina impropria, danneggiamento, stalking e atti persecutori aggravati su soggetto con minorata difesa.
La notizia ha profondamente scosso la comunità manduriana che si interroga su che tipo di società stiamo creando. In molti, attraverso i social network, esprimono rabbia e indignazione nei confronti dei protagonisti delle violenze e di quanti, pur essendo a conoscenza delle aggressioni, non abbiano fatto abbastanza per impedirle.