Iter Depuratore consortile alle battute finali. Archeoclub: “…una triste conclusione”

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La vicenda del depuratore consortile si avvia forse alla sua conclusione. Una triste conclusione, ma
prevedibile e prevista.

Che un depuratore di quelle dimensioni, posto a quella distanza dalla costa dovesse avere necessariamente uno scarico finale (complementare o emergenziale, che dir si voglia) in mare in questi lunghi anni di inutili battaglie, lo s è detto e ridetto anche da parte di Archeoclub.
Che ogni soluzione alternativa ad una condotta sottomarina , lunga poco più di un chilometro, sarebbe
stata peggiore del male restando immutate le condizioni, anche. Invece una pletora di apprendisti stregoni
si è prodigata a tirar fuori dal cilindro una soluzione che non c’era (e non c’è) qualora fossero rimaste
immutate le coordinate del progetto, mentre i lavori per la costruzione dell’impianto proseguivano
alacremente. Inutile ricordare qui tutti gli equilibrismi a cui i tecnici di AQP sono ricorsi per rendere
accettabile un progetto a tutti gli effetti inaccettabile.
Che cosa resti da fare ora, quali soluzioni siano possibili sotto il profilo tecnico per giustificare il denaro
speso, tutelando nel contempo i valori ambientali e le potenzialità della fascia costiera, esula dalle nostre
competenze, anche se una condotta sottomarina, ma che sia lunga almeno cinque chilometri, ci
sembrerebbe meno impattante dello scarico a Torre Colimena.
Non ci resta che esprimere le nostre preoccupazioni rispetto ad alcune criticità che ci sembrano irrisolte, sia riguardo alle ipotesi di utilizzo dei reflui depurati, che ci appaiono irrealistiche, sia riguardo alle modifiche dell’ambiente marino-costiero che l’immissione delle acque reflue, sia pure depurate in tabella 4, apporterà.
Ci auguriamo che, nel momento in cui si accingono a dare ad esso il via libera, una riflessione approfondita su tutte le implicazioni del progetto sia stata fatta dagli amministratori.
(Nota di Archeoclub Manduria)