Bracconaggio: sequestrati armi, munizioni, registratori e mezzi illegali

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Nonostante la stagione venatoria consenta agli appassionati di praticare la caccia, ci sono pratiche illegali utilizzate purtroppo da chi pensa di poter impinguare il proprio bottino furbescamente.
A contrastare il cosiddetto “bracconaggio” e garantire il corretto svolgimento dell’attività venatoria ci sono i Carabinieri Forestali che svolgono mirati servizi di sicurezza dell’ambiente e del territorio.
Nel corso di tale attività, i militari della Stazione Carabinieri Forestale di Martina Franca e del Nucleo Carabinieri Tutela Biodiversità di Galeone, nei territori dei comuni di Martina Franca e Crispiano, hanno inferto un duro colpo ai bracconieri sequestrando: 11 richiami acustici illegali, circa 500 cartucce da caccia calibro 12 e 20, un fucile da caccia, zaini tattici, coltelli, lacci appendi selvaggina, 5 strozzatori per fucili da caccia, 2 coltelli e fauna selvatica (tordi e merli) abbattuti.

I bracconieri cacciavano utilizzando richiami acustici elettronici, strumenti in grado di riprodurre il verso dei volatili, con lo scopo di attirarli e abbatterli facilmente. Tali apparecchiature, dotate anche di timer e\o di telecomando per regolarne lo spegnimento, sono assolutamente vietate dalla normativa di settore.
Proficui soprattutto i controlli nelle ore notturne durante le quali i bracconieri posizionano richiami acustici nei pressi di terreni incolti, di coltivi o comunque di terreni aperti con cespugli d’erba. Le quaglie (Coturnix coturnix), che di notte migrano in branco, attratte dai richiami, si posano a terra. Al mattino il bracconiere, con l’aiuto del cane che le fa alzare in volo, procedendo all’abbattimento.

Alcune operazioni si sono mostrate impegnative e delicate, poiché bracconieri particolarmente ingegnosi hanno posizionato i richiami acustici in casse di acciaio blindate al fine di evitare l’asportazione degli stessi.
Durante tali servizi sono state elevante anche sanzioni amministrative per un totale di € 772,00 in quanto i cacciatori non rispettavano le distanze dalle aree protette (Parchi e Riserve Naturali) imposte dalla legge sul prelievo venatorio.