Taranto: coltivazione di canapa sui pascoli contaminati da diossina
Era dicembre 2008 quando le pecore della masseria “Carmine” della famiglia Fornaro vennero abbattute perché contaminate da diossine prodotti dagli impianti inquinanti dell’Ilva. Oggi i terreni su cui allora brucavano le greggi abbattute, sono destinati alla coltura della canapa.
“Quando circa un anno fa – racconta l’assessore regionale alle Risorse Agroalimentari, Fabrizio Nardoni – presentammo in Regione il progetto di speranza, prima ancora che di coltura, dei giovani “promotori del cambiamento”, così come amano essere chiamati i tecnici e gli esperti di Canapuglia, molti non compresero fino in fondo la portata di quell’iniziativa che ha avuto il suo start-up proprio grazie alla Regione Puglia e al programma “Principi Attivi” di Bollenti Spiriti”.
Con il varo, a marzo, della legge regionale che consente la coltivazione della pianta da utilizzare per la realizzazione del farmaco, quella speranza e quel progetto sono diventati una cosa fattiva.
“Si pianta la Cannabis Sativa e si progetta realmente quel cambiamento che tutti auspichiamo, – sottolinea Nardoni – per una filiera che può essere anche tessile, edile, alimentare o per la produzione di energia.”
I progetti come quello dell’Associazione CanaPuglia offrono un’opportunità a quei territori in cui la ruralità o l’allevamento sono stati compromessi dall’inquinamento lasciando le aziende agricole e zootecniche senza speranza e senza previsione di futuro. L’attenzione dell’Assessore Nardoni è stata rivolta fin da subito verso l’area SIN di Taranto e di Brindisi, dove gli agricoltori e gli allevatori erano stati costretti a interrompere o contenere le loro attività.
“Il progetto della semina della canapa, nato timidamente alcuni anni fa, oggi trova dunque pieno sostegno nelle politiche che l’Assessorato all’agricoltura intende realizzare a partire dalle prossime misure di sostegno previste dalle politiche rurali e dai fondi europei. – commenta l’assessore regionale – La canapa come grande intercettatore di inquinanti e strumento di bonifica dei terreni ma non solo. Proprio da alcuni mesi stiamo lavorando con gli agronomi e i fitopatologi anche su un’altra interessante opportunità da offrire agli agricoltori di queste aree, attraverso l’individuazione di varietà forestali che siano in grado di creare un effetto bonifica attorno alla cinta industriale, ma anche un elemento di redditività aggiuntiva alle imprese del territorio che potranno ottenere così sostegni economici dai fondi per la forestazione ma anche opportunità di incremento delle loro attività attraverso l’uso del ceppato da utilizzare per la produzione di energia”.
“Tra qualche mese ci saranno i primi riscontri sulla semina di canapa di questi giorni e conto di poter essere lì, nel canapeto della famiglia Fornaro, nella fase del raccolto – afferma l’assessore regionale – perché da quel momento in poi non si tratterà più solo di una speranza ma anche di una opportunità di sviluppo economico-produttivo che siamo stati in grado di progettare ma che avrà anche bisogno di adeguati spazi di riconoscimento e programmazione finanziaria”.
“I semi di canapa che sono stati piantati nella Masseria “Carmine” sono un progetto di futuro che incontra il terreno delle cose vere e tangibili – dice Fabrizio Nardoni e rivolgendosi alla famiglia Fornaro aggiunge – Sono le cose che servono a uomini coraggiosi e tenaci come Angelo e Vincenzo Fornaro, ma che servono soprattutto ad una comunità che ha bisogno di tornare a discutere, si, di prospettive eco-sostenibili ma anche credibili e concrete”.