Lecce: La GdF esegue misure cautelari nei confronti di tre persone tra cui un commercialista

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I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria (GICO) di Lecce hanno eseguito due arresti di cui uno in carcere e l’altro ai domiciliari ed una sospensione dall’esercizio della libera professione.

I provvedimenti sono stati emessi dal GIP del Tribunale di Lecce su richiesta della Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia,  nei confronti di 3 soggetti, di cui un professionista accusati di estorsione, tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso, ed indebito utilizzo indebito di strumenti di pagamento diversi dai contanti, in danno di alcuni imprenditori salentini.

L’indagine, avviata nel gennaio 2023, è partita dalla denuncia presentata da un imprenditore, sottoposto ad una serie di presunti atti intimidatori – e, conseguenti prestazioni patrimoniali che sarebbero state realizzate da un proprio dipendente, coadiuvato da un amico pregiudicato, ed entrambi contigui al clan “Coluccia”.

In un caso, le condotte oggetto di contestazione sembrerebbero essere state realizzate con la complicità del commercialista, tenutario delle scritture contabili della stessa società della vittima. Il professionista  avrebbe avuto il compito di fornire ausilio al dipendente infedele nel convincere la vittima a cedere alle richieste estorsive di quest’ultimo, nel dare avvio ad una nuova società, costituitasi tra il dipendente e i suoi due figli, nonché nel dare giustificazione in contabilità ai versamenti di denaro derivanti dalle richieste estorsive.

Nel corso delle indagini, sarebbero stati ricostruiti i pagamenti di circa 18.000 euro ed utilizzi indebiti con la carta di credito aziendale per ulteriori 7.500 euro ai danni dello stesso imprenditore, operante nel settore nautico, nonché un’ulteriore presunta estorsione ai danni di altro imprenditore salentino, costretto ad una dazione di 3.000 euro, e due tentativi di estorsione ai danni di privati con pregressi debiti da onorare.

Tutte le condotte ipotizzate nei confronti delle persone indagate sarebbero state effettuate avvalendosi della forza di intimidazione derivante dalla nota appartenenza e/o vicinanza al “clan Coluccia” sodalizio della Sacra Corona Unita.