L’analisi e la proposta del Consigliere Comunale Agostino Capogrosso sul cedimento dell’argine del canale di Torre Colimena

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“Il Canale di Torre Colimena, non è un fiume né un corso d’acqua, ma un’opera idraulica di bonifica che nel tempo, per fenomeni di ingressione marina, ha subito uno scalzamento del banco roccioso calcareo costituente l’alveo, generando il ribaltamento del muretto e lo smottamento di parte del rilevato stradale.”

E’ il consigliere comunale Ing. Agostino Capogrosso ad analizzare e suggerire una proposta in relazione al cedimento dell’argine del canale di Torre Colimena.  
“Ho potuto constatare personalmente che sono state ripristinate le transenne e posto nuovamente in sicurezza l’area con le opportune delimitazioni, in seguito al forte vento dei giorni scorsi. 
Il problema però di fatto resta, perché l’argine del Canale deve essere comunque ripristinato da parte di chi di competenza, ed è proprio questo il punto: chi è l’Ente preposto ad intervenire, il Comune, la Regione, il Demanio, …? Si gioca al rimbalzo delle responsabilità!
A seguito delle dichiarazioni rilasciate in questi giorni da alcuni dirigenti regionali su questa vicenda, ho approfondito alcuni aspetti di legge e normative regionali.
Ebbene, dall’analisi della L.R. 15/2017 “Disciplina della tutela e dell’uso della costa”, emerge che il “demanio marittimo” è passato nella disponibilità amministrativa dei Comuni (art. 6 comma 3). Ma c’è un problema! L’area interessata dal crollo, non rientra nel demanio marittimo, ma nel “demanio acque pubbliche” che è ben altra cosa!
E ciò lo si evince chiaramente anche dalla ortofoto seguente, reperibile sul “Portale del Mare” (SID): in giallo è indicato il demanio marittimo, di competenza comunale, in celeste è indicato invece il demanio acque pubbliche rimasto di competenza della Regione, che a suo tempo, in virtù della L.R. 4/2012 (art. 5 comma 1), ha affidato in gestione ai Consorzi di Bonifica.
La manutenzione e quindi il ripristino dell’argine del Canale di Torre Colimena, spetta dunque alla Regione e/o al Consorzio di Bonifica che ne ha la gestione!
Il Comune, infatti, ha provveduto a sollecitare la Regione, finora senza esito, ma non può operare alcun intervento su un’area che di fatto non è di propria competenza, se non attraverso una messa in sicurezza d’emergenza finalizzata a salvaguardare la pubblica incolumità, come effettivamente è stato fatto.
Sollevare “polveroni politici” alimenta confusione e rabbia. In circostanze come queste, è opportuno analizzare con scienza e coscienza i fatti e trovare una soluzione per tutti quei cittadini che da circa un anno vivono sulla loro pelle quanto accaduto.
Auspico quindi, che la questione si riesca a risolvere quanto prima. Tuttavia, in attesa degli interventi di recupero definitivo dell’argine da parte della Regione/Consorzio, la mia proposta è di ripristinare in tempi stretti a cura del Comune, almeno il muretto e il rilevato stradale, arretrandosi di 2-3 metri rispetto al ciglio del canale. In tal modo, si potrà realizzare in sicurezza la fondazione a sostegno del nuovo muretto, senza intaccare il banco roccioso dell’alveo artificiale del canale. Per fare ciò, sarà necessario certamente acquisire porzioni di aree di proprietà di terzi, ma ritengo che il fine giustificherebbe ampiamente tale investimento poiché consentirebbe di ripristinare la fruibilità di quell’area entro la prossima estate.
Ciò in attesa che Regione e Consorzio di Bonifica si mettano d’accordo su chi e quando intervenire. Ma ho paura che nell’attesa possa ancora passare molto tempo.