Cattivi odori a Manduria. Per superare “muro di silenzio” richiesto accesso atti ad AGER

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“Sono passati due mesi da quando l’assessore Stea in aula ci aveva assicurato che in tre giorni avremmo avuto la documentazione da noi richiesta su monitoraggio e controllo degli impianti che potrebbero essere la causa delle emissioni odorigene persistenti nell’abitato di Manduria, ma ancora tutto tace. Così come attendiamo dall’assessorato all’Ambiente la documentazione relativa al rispetto delle prescrizioni previste dall’AIA da parte dell’impianto Eden ’94 e agli esiti dell’attività ispettiva condotta presso l’impianto Manduriambiente. Siamo all’ennesimo sollecito: i manduriani vogliono e devono sapere se gli impianti con cui sono costretti a convivere rispettino le prescrizioni imposte per legge.” E’ quanto afferma in una nota il consigliere regionale Marco Galante che fa “pressing” per avere le risposte che da mesi i manduriani attendono.
“Nei giorni scorsi ho inoltrato una richiesta di accesso agli atti all’Ager sull’impianto di compostaggio Eden ‘94 in cui si chiede di sapere la quantità e la tipologia dei rifiuti trattati dall’impianto negli anni 2018/2019; l’elenco dei comuni pugliesi che negli stessi anni hanno conferito nell’impianto e le relative quantità; di quanto sia stata ridotta la capacità di trattamento per favorire i lavori di adeguamento all’AIA e quali comuni abbiano continuato a conferire i rifiuti in seguito all’incendio che ha interessato l’impianto lo scorso 28 ottobre.”
“Il mese scorso – ricorda ancora Galante che rimarca come su tutta la vicenda cattivi odori di Manduria sia difficile avere informazioni – si è tenuto un incontro tra il gestore dell’impianto EDEN ‘94 e la Dirigente della Sezione Autorizzazioni Ambientali, di cui è ancora ignoto l’esito, nonostante più volte abbiamo chiesto una copia del verbale. Ricordiamo che le reiterate violazioni nella gestione dello stesso e la mancata ottemperanza alle prescrizioni disposte nell’AIA del 2015, alla luce delle quali la Regione #Puglia ha proceduto all’invio di una prima diffida renderebbero inevitabile, se dovesse persistere l’inottemperanza alle prescrizioni imposte con la diffida, la revoca dell’autorizzazione e la chiusura dell’impianto. Dal momento che l’assessore continua a prendere tempo, rimandando continuamente l’invio della documentazione, ci siamo rivolti all’Ager, sperando di ottenere celermente le risposte che chiediamo.”
“Se qualcuno pensa che ci stancheremo si sbaglia: – conclude Galante – nessuno deve pensare di fare affari ignorando la salvaguardia dell’#ambiente e la tutela della #salute dei cittadini.”