Beni Unesco. Archeoclub: “perché la Salina dei monaci no?”

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Proprio così, “perché la Salina dei monaci no?” ci siamo chiesti noi di Archeoclub alla fine della conferenza del 2 Febbraio u.s. organizzata proprio da noi per la Gattiana, in occasione dell’inserimento della via Appia tra i beni proposti come “Patrimonio dell’Umanità”, notizia resa ufficiale solo da qualche settimana.

Così dopo diversi anni abbiamo ripreso ad accarezzare l’idea che anche un bene del nostro territorio, la Salina appunto, possa aspirare a divenire un bene Unesco. Siamo dei visionari? Non proprio se pensiamo che fino ai primi anni 2000 la Riserva non esisteva e che c’era una strada litoranea tra la Salina e le dune che costituiva quasi una “rottura” nel sistema ambientale. Oggi, eliminata la litoranea, il panorama è cambiato e la Salina possiede tutti i requisiti perché possa aspirare a questa candidatura: un microclima unico nella fascia costiera ionico- salentina ed una grande varietà di flora e di fauna che affascina tanti turisti. I cavalieri d’Italia, i cormorani e gli eleganti fenicotteri rosa hanno il loro habitat qui e che dire della flora spontanea oggetto di studio del nostro socio prof. Domenico Nardone, che da sempre si occupa della Salina? A completare il paesaggio le tracce del lavoro umano, i resti di archeologia industriale, testimonianza della lavorazione del sale e di un aspetto dell’economia del passato del nostro territorio sulla cui patrimonializzazione terrà una relazione il prof. Antonio Monte dell’Unisalento il 23 p.v. A pensarci bene un sito a cui non manca nulla. Allora perché non avviare l’iter per promuovere la candidatura della Salina? Per la via Appia si sono mobilitate quattro regioni, due città metropolitane, diverse province che hanno coinvolto numerosi comuni. Stiamo parlando di una via lunghissima però! per la Salina dovrebbe  impegnarsi solo il Comune di Manduria, perché la normativa prevede che solo l’istituzione locale possa avanzare la richiesta di candidatura. Certo l’iter è lungo, ma i nostri amministratori sanno che per la tutela e valorizzazione del territorio possono contare sulla collaborazione dei volontari di Archeoclub, che non farebbero mancare il loro supporto, proprio in quanto appartenenti ad un’associazione che ha tra le sue finalità statutarie la tutela dell’ambiente. In Puglia sono già patrimonio Unesco, Castel del Monte, la Foresta Umbra, Monte Sant’Angelo ed Alberobello. Siti che hanno grande visibilità. Perché è di questo che si tratta, il bene riconosciuto come “bene dell’umanità” ha grande visibilità ed è tutelato da ogni forma di speculazione. Questo per la Salina significherebbe essere conosciuta, entrare nel circuito del turismo sostenibile, dei camminatori, essere valorizzata e pubblicizzata. Non solo, ci potrebbero essere nuove potenzialità per tutto il territorio, anche per Manduria stessa. Infatti si potrebbe offrire l’opportunità sulla costa di un sito interessante per i naturalisti e nell’interno, in Città, testimonianze per gli appassionati di storia ed archeologia, senza trascurare l’enogastronomia, ormai eccellenza del territorio. Allora perché no ?
Perché non tentare? Sarebbe un bel segnale anche per i nostri giovani ormai sempre più protesi ad andare
via ed una traccia da lasciare per le generazioni future.

La proposta di Archeoclub di Manduria è sicuramente condivisibile nella speranza che possa essere accolta anche dall’Istituzione locale. L’appello al sostegno di una possibile candidatura è rivolto a tutti.  

 

Foto di Carlo Bizzini