“ArcelorMittal chiude ex Ilva a Taranto?” Turco (M5S): “l’azienda dica le sue vere intenzioni”

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La minaccia di chiusura dello stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto da parte di ArcelorMittal Europa sta scatenando il dibattito sulla vicenda sempre molto sentita a Taranto nella contrapposizione tra salute ambiente e lavoro e indubbiamente di portata nazionale considerato che quella di Taranto è l’Acciaieria più grande d’Europa la cui chiusura metterebbe a rischio 15 mila posti di lavoro.
Il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio dopo aver convocato subito l’azienda, al MiSE, per il prossimo 4 luglio, ha convocato anche le sigle sindacali, sempre nella sede del Ministero, il 9 luglio. L’obiettivo è quello di effettuare un monitoraggio dell’accordo sindacale sottoscritto il 6 settembre 2018 a seguito delle azioni unilaterali effettuate dall’azienda ArcelorMittal.
Sull’argomento interviene il senatore del Movimento 5 Stelle, il tarantino Mario Turco che, sulla questione, inizia a sospettare possa esserci dell’altro:

“ArcelorMittal non ha alcun potere di chiudere la fabbrica -precisa innanzitutto – poiché è un semplice gestore temporaneo, in virtù di un discutibile contratto di affitto che scade nel 2021, entro cui può esercitare il diritto al rinnovo per altri due anni o all’acquisto ad un prezzo predeterminato”.

“A mio parere il problema non è la questione dell’immunità penale, dove la sua eliminazione progressiva è un diritto costituzionale che stiamo ripristinando. Per dirla in parole più semplici “La legge è uguale per tutti” – continua il senatore pentastellato – Nel nuovo testo contemplato dal DL crescita l’ummunità penale è stata ridimensionata. E’ stato, infatti, trovato il giusto equilibrio tra diritto alla salute e diritto di produzione, laddove è stata prevista una eliminazione immediata a partire dal 6 settembre 2019 per i reati contro la salute pubblica e la sicurezza sul lavoro mentre verrà progressivamente eliminata al completamento delle diverse attività contemplate dal piano ambientale contenuto nell’AIA che scadrà nel 2023. Oggi, invece, l’immunità penale lo ricordiamo, è onnicomprensiva su ambiente, salute e sicurezza del lavoro.”

“Non vorrei – aggiunge il sen. Turco – che dietro al ricatto occupazionale della Cassa Integrazione di 1.400 lavoratori, all’esclusione di diverse commesse alle imprese locali dell’indotto, alla minaccia di risolvere il contatto, si nascondano altre motivazioni sottese, come avere uno sconto sui canoni di locazione o sul prezzo di acquisto, già concordato, oppure ancora trovare una semplice scusa per lasciare la gestione dopo aver acquisito le commesse della ex ILVA”.

“Il quadro attuale nel quale si muove ArcelorMittal a Taranto, è caratterizzato da alti costi di energia, delle materie e del lavoro, inoltre ha assunto degli impegni in termini occupazionali e delle bonifiche da attuare, e ha, oggi, una massiccia concorrenza internazionale in Europa – conclude il senatore Turco – Ecco alla luce di questo, non vorrei che ArcelorMittal, dopo aver acquisito le commesse di Taranto abbia deciso di fornire i clienti attraverso altri impianti esistenti nella stessa Europa e nel mondo, dove avrebbe la possibilità di produrre a minori costi e conseguire maggiori profitti. Su questa vicenda, purtroppo, ruotano molti interessi e tanti soldi, privati e pubblici, e tutti giocano una triste partita ai danni dei lavoratori e dei cittadini di Taranto”.