Manduria calcio, l’analisi di Mario Lorenzo Passiatore a fine campionato

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Il silenzio impone profonde riflessioni. Il Manduria aveva una fuoriserie tra le mani, costruita ad agosto con grande esperienza dall’allenatore. Poi la scelta di smontare i pezzi, parcheggiarla e prenderne un’altra.

A gennaio c’è una squadra diversa con la divisa biancoverde, depotenziata nei numeri e nel rendimento. Lo dicono i fatti, non le emozioni, le simpatie e i sentimenti. Così a Natale: primi a più quattro sulla seconda, punti 38 (12 vittorie, 2 pari e una sconfitta), 34 gol fatti e 9 subiti. Media punti: 2,5 a partita. Da gennaio ad aprile c’è stato un crollo verticale, media 1,6: la squadra ha smesso di vedere la porta e di segnare.
Di mezzo il mercato di riparazione è diventato di rivoluzione o di distruzione. Se togli i più forti a metà percorso, il rischio te lo accolli tutto fino all’ultimo litro. Quando l’allenatore sceglie i suoi uomini ad agosto, è altamente improbabile che ne chieda la cessione a due mesi e mezzo di distanza: specie se sono i più prolifici della squadra. A rigor di logica e di cronaca: via Munoz, Espinar, Nacho, Cutrone, Tondi e Lopez. Ceduto il capo-cannoniere della passata stagione insieme al terzo cannoniere dello scorso torneo. Munoz ed Espinar insieme avevano già fatto 10 gol in campionato e due volte decisivi in coppa. In più il sacrificio Nacho (ma perché?), tuttocampista prezioso in ogni ruolo della mediana. Una rivoluzione da primi in classifica mai vista: come se l’Inter decidesse a gennaio di impacchettare Lautaro e Calhanoglu.
Munoz ha realizzato 7 gol in Serie D, in un campionato che non conosceva e in una squadra malmessa in classifica. Ambientamento record: sette gol, il primo marcatore ne ha 14, ma con mezza stagione in più. Fate due proiezioni e capirete bene che razza di giocatore è passato da qui. Era impossibile non capirne (al buio) il peso specifico del calciatore.
Chi non fa autocritica oggi, non ha capito l’opportunità che aveva ieri nel doppio girone prima della riforma. La coppa resta, è un vanto enorme, un trofeo mai visto prima, ma se c’è da mangiarsi le unghie, occorre farlo in fretta per entrambe le mani e i piedi. Alla fine della lista, ci sono due punti di penalizzazione che non consentono al Manduria di entrare nella forbice play-off. E’ un fatto, magari non sarebbero cambiate le valutazioni della stagione, ma forse avremmo messo un’altra virgola per arrivare alle fasi finali, invece di un punto ad aprile nella regular season.

Mario Lorenzo Passiatore