LETTERA APERTA SULLA QUESTIONE GIOVANILE: diventiamo comunità educante

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Appello rivolto alle Istituzioni e alla Comunità di Manduria approvato e condiviso da:

“Associazioni appartenenti alla Consulta Cittadina”; Centro Socio Educativo “Belisario Arnò”; 
Confcommercio Manduria; Confcommercio Taranto; Distretto Sociosanitario; Libera, presidio di Manduria “Capitano Emanuele Basile”; Liceo “De Sanctis-Galilei”; Parrocchia – oratorio “Don Bosco”;
Parrocchia “Madonna del Rosario”; Parrocchia “Santa Gemma Galgani”.
L’urgenza di trasmettere il seguente appello, mentre è ancora vivo l’eco degli avvenimenti, ci ha impedito di estendere la rete dei contatti come avremmo voluto. Ci auguriamo che esso possa essere accolto da  chiunque in questa città abbia a cuore il destino delle giovani generazioni. Noi non smetteremo di bussare a tutte le porte!
Desideriamo condividere alcune considerazioni e riflessioni circa la condizione dei ragazzi manduriani con chi partecipa ad un percorso di crescita con loro e con chi, come genitore, è preposto in prima persona alla cura e all’accompagnamento.
La nostra città negli ultimi anni è cambiata davvero tanto: i nostri ragazzi e i nostri bambini sembrano alla ricerca di uno spazio aggregativo che manca e che li spinge a vivere, nei vicoletti del nostro paese, delle esperienze, il più delle volte, deludenti. Oramai da un po’ di tempo siamo raggiunti da notizie allarmanti circa una realtà giovanile che appare sempre più esposta al rischio di devianza. Le cause di questo fenomeno sono forse da imputarsi ad una certa fragilità, che tocca tutti gli aspetti della vita di un giovane: la famiglia, la scuola, le relazioni affettive, di amicizia e il loro futuro.
Il noto caso di cronaca relativo alla morte del sessantaseienne Antonio Cosimo Stano, con il coinvolgimento di alcuni minorenni, che lo hanno reso vittima di reiterate, avvilenti sopraffazioni, ha reso evidente il gap che si è creato tra gli obiettivi e gli interventi perseguiti dalle figure educative attive sul territorio e i comportamenti dei giovani, che di essi sono destinatari. Oltre al caso precedentemente accennato, oramai episodi devianti sono all’ordine del giorno: il dilagante uso e abuso di alcool, lo spaccio di sostanze stupefacenti, i reiterati furti ai danni di esercizi commerciali e di famiglie, le risse tra giovanissimi, in cui sempre più spesso fanno la loro presenza coltelli a serramanico ed altre armi improprie (è noto a tutti il caso del minorenne di Uggiano Montefusco, detentore di una scacciacani con la quale minacciava altri giovanissimi). Senza dimenticare le preoccupanti notizie degli ultimi giorni, culminate nel ritrovamento del cadavere del ventiduenne Natale Naser Bahtijari nelle campagne di Manduria. Ci domandiamo dunque: possibile che tutto ciò non ci metta in crisi? Non dovremmo ritenere questi episodi allarmanti? Noi riteniamo che sia arrivata l’ora di farsi delle domande e di porsi alla ricerca delle cause di tutto questo, più che tentare, senza grande successo, di agire sugli effetti. Lo strappo che si è
creato con il mondo adolescenziale appare ai nostri occhi portatore di degenerazione e di pericolo, per una intera generazione lasciata allo sbando e perciò probabile preda degli artigli della criminalità organizzata. Invocare, come da più parti accade, l’intervento più massiccio delle Forze dell’ordine non basta: occorre mettersi in ascolto delle esigenze, delle aspirazioni, del disagio dei giovani e occorre farlo tutti insieme, inaugurando nuove strategie di intervento che, a nostro avviso, devono vedere uno sforzo di elaborazione da parte dell’intera comunità. Proponiamo dunque di sottoscrivere una lettera d’intenti finalizzata alla costituzione di un osservatorio cittadino permanente sul disagio adolescenziale e giovanile, che metta insieme istituzioni (a partire dal Garante dei minori della Regione Puglia), associazioni, volontariato, scuole, mondo della Chiesa, genitori, per attivare un processo partecipativo che possa dare avvio ad una progettazione di comunità. È infatti l’intera comunità che deve farsi carico del problema, trasformandosi in comunità educante.