Incidente Ex Ilva. Amnil: «Non c’è verdetto che possa rendere giustizia ad Alessandro»

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Tre condanne e tre assoluzioni: questo il verdetto con cui oggi si è concluso in primo grado presso il Tribunale di Taranto, Prima sezione Penale monocratica nella persona del Giudice Dott.ssa Federica Furio che ha condannato a sei anni di reclusione Ruggiero Cola, all’epoca direttore dello stabilimento siderurgico tarantino, a 5 anni di reclusione Vito Vitale, all’epoca numero uno dell’Area ghisa e il Capo area Salvatore Rizzo.

Un emozionato Emidio Deandri, il tarantino vicepresidente nazionale Anmil presente in aula, commenta a caldo il verdetto del Tribunale di Taranto nel processo per la tragica morte dell’operaio dell’ex llva Alessandro Morricella, ucciso da una fiammata mentre era al lavoro sull’altoforno due dello stabilimento nel giugno del 2015.

«La sentenza di oggi – ha detto Emidio Deandri – rende solo parzialmente giustizia ad Alessandro: non c’è verdetto che possa compensare l’atrocità della sua agonia e della sua morte, e nessuna somma potrà “risarcire” i suoi cari di questa perdita».

«Come Anmil ci siamo costituiti con successo parte civile, assistiti anche in questo processo dall’Avvocato Maria Luigia Tritto, perché lo ritenevamo doveroso – ha poi detto Emidio Deandri – nei confronti non solo di Alessandro Morricella, ma di tutti coloro che negli anni hanno perso la vita nel siderurgico di Taranto o, come è accaduto a me stesso, hanno subito incidenti che li hanno resi invalidi per tutta la vita».

«La sentenza di oggi – ha commentato nell’occasione l’Avvocato Maria Luigia Tritto – sancisce e ribadisce un concetto importante: coloro che non garantiscono condizioni di sicurezza sui posti di lavoro sono criminali e come tali devono scontare la giusta pena».