Ilva: continuità aziendale a rischio. Vendola: pensare ad amministrazione controllata
TARANTO – Il provvedimento di sequestro effettuato dalla magistratura di Taranto mette a rischi la continuità aziendale dell’Ilva e può “portare a una situazione fuori controllo, anche con possibili ripercussioni occupazionali per circa 20 mila dipendenti diretti in Italia e almeno altrettanti nel cosiddetto indotto”. E’ quanto comunica Riva Fire, al termine di un consiglio di amministrazione riunitosi oggi a Milano in sessione straordinaria per esaminare le conseguenze dei provvedimenti di sequestro effettuati lo scorso 24 maggio.
Il cda di Riva Fire ha espresso “forte preoccupazione” per il provvedimento di sequestro deciso dal tribunale di Taranto, che “rischia di compromettere l’iter per l’approvazione del piano industriale 2013-2018 avviato da mesi, sia da Ilva che da Riva Fire, e che, supportato da adeguati test di impairment di esperti indipendenti nonché’ da analisi di sostenibilità finanziaria effettuate da primari advisor, era ormai prossimo al termine”. Per la società “il perseguimento di tale iter avrebbe consentito sia il rispetto di tutti gli obblighi Aia sotto il profilo industriale e finanziario, sia l’approvazione del bilancio nei termini di legge in situazione di continuità aziendale”. Il sequestro causa invece “l’interruzione di tale processo”.
Il cda di Rive Fire, ha quindi annunciato di aver dato mandato ai propri legali di impugnare i provvedimenti presi dal Tribunale di Taranto, “seppur consapevole della incompatibilità dei tempi giudiziari con le urgenze dell’attività industriale e auspicando in ogni caso che le autorità competenti possano intervenire per consentire la ripresa dell’iter interrottosi”.
Intanto del futuro dell’Ilva dopo le dimissioni dell’amministratore delegato Enrico Bondi e del presidente Bruno Ferrante, si è discusso questo pomeriggio a Roma, nel corso di un incontro con il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato e il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando e il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola . Durante l’incontro, cui erano presenti anche il sottosegretario allo Sviluppo, Claudio De Vincenti e il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, sono stati ascoltati i vertici dimissionari dell’azienda siderurgica.
”Penso che a questo punto occorra pensare all’applicazione di una norma contenuta nel decreto Taranto, convertito in legge nella 231 del 2012, che prevede, a fronte di contestazioni specifiche e di inadempienze della proprietà relative ai processi di ambientalizzazione, l’istituto dell’amministrazione straordinaria. – ha detto Vendola al termine della riunione – Credo che questo sia il segnale del cambiamento reale, è’ il segnale che Taranto attende, e cioè l’affidamento dell’ambientalizzazione ad un organo dello Stato” ”Separiamo le vicende, i Riva da un lato e l’Ilva dall’altra -ha aggiunto Vendola – l’Ilva è un’azienda che, a condizione che tutte le prescrizioni dell’Aia vengano effettivamente incardinate nei processi reali di ambientalizzazione, merita di essere salvata. E’ una realtà’ che può rappresentare ancora, per Taranto e per la Puglia, un polmone produttivo fondamentale. Il tema è, forse, fare i conti con l’inaffidabilità e lo stile che hanno avuto i Riva”.
Vendola ha poi chiesto al Governo di istituire un tavolo permanente di crisi presso Palazzo Chigi. ”E’ una grande crisi – ha spiegato il presidente – che potrebbe mandare in fumo 40mila posti di lavoro. Per Taranto sarebbe il più grande disastro sociale, per la Puglia una tragedia, ma anche per il Sud, per l’Italia, per l’industria, per la siderurgia, per la manifattura. Sarebbe l’inizio di un effetto domino incredibile”. Vendola ha anche ribadito che ”il salvataggio dell’Ilva e’ condizionato dalle bonifiche, dalla restituzione della possibilita’ di esercitare, con pienezza, il diritto alla salute e alla vita da parte dei cittadini di Taranto. Il Governo sta riflettendo – ha concluso poi Vendola – quella di oggi e’ stata una discussione preliminare. E’ la prima volta che abbiamo incontrato il Ministro Zanonato ed e’ stata un’occasione per scambiare idee e informazioni. La riunione ufficiale si terra’ domani mattina con il presidente Letta”.
Nel corso di un confronto in prefettura con i sindacati, il garante per l’esecuzione dell’Aia Vitaliano Esposito ha confermato che l’Ilva in dieci punti è in ritardo sui tempi dell’autorizzazione integrata ambientale. La più grave delle violazioni riguarda la mancata copertura dei nastri trasportatori, che si sarebbe dovuta realizzare entro il 27 gennaio. Su quei, punti, però, l’azienda ha chiesto di prorogare i termini. A quelle istanze il ministero non avrebbe risposto entro sessanta giorni, innescando la possibilità di un “silenzio-assenso”. Ad ogni buon conto il garante ha inviato al prefetto un documento che certifica la constatazione delle violazioni. Ora si potrebbe passare alla fase “sanzionatoria”. La legge prevede sanzioni severissime, con una maxi multa pari al 10% dell’ultimo bilancio
Intanto una trentina tra capi reparto, capi squadra e capi turno dell’area a caldo dell’Ilva si sono dimessi dall’incarico, pur garantendo la sicurezza degli impianti. La decisione è stata presa dopo il provvedimento di sequestro del patrimonio dei Riva disposto dalla magistratura che ipotizza reati, oltre che nei confronti dei legali rappresentanti di Ilva e Riva Fire, anche per “dirigenti, capi area, responsabili dell’esercizio dello stabilimento di Taranto, di cui Riva Fire è società controllante”. Questi lavoratori – secondo la magistratura – “nell’espletamento degli adempimenti previsti dalle norme vigenti in materia di tutela ambientale di prevenzione degli incidenti rilevanti, e di igiene e sicurezza sul lavoro” avrebbero agito “nell’interesse e a vantaggio delle medesime società” provocando “danni ambientali, anche associandosi tra loro” e “non provvedendo all’attuazione delle necessarie misure di sicurezza, prevenzione e protezione dell’ambiente