UN PROGETTO PER SALVARE LA LINCE DALL’ESTINZIONE
Prima estirpata nel XX secolo, poi reintrodotta nel 1973. La lince oggi non se la passa ancora bene. Ponti e viadotti potrebbero aiutarla nel suo viaggio attraverso un territorio fortemente urbanizzato.
Negli ultimi secoli l’espansione di vaste aree urbane e agricole ha cambiato notevolmente il paesaggio europeo e il territorio rimanente a disposizione della fauna è stato suddiviso dalle reti infrastrutturali. Gli animali quindi, oltre a di vincolarsi tra le barriere naturali come catene montuose, mari e fiumi, hanno dovuto fronteggiare anche le barriere create dall’uomo. Le statistiche mostrano che il numero e la lunghezza delle autostrade in Europa sono più che triplicati negli ultimi 30 anni. A volte si tratta di limiti invalicabili, altre volte possono portare anche alla morte degli animali, ma di sicuro suddividono le popolazioni di ogni specie in sottopopolazioni. Il problema è che queste piccole popolazioni frammentate sono soggette a riduzioni nella dimensione, seguite da diminuzioni della diversità genetica e, di conseguenza, da un aumento del rischio di estinzione.
Ecco che la frammentazione degli habitat, ovvero la separazione degli ambienti naturali in porzioni più piccole e isolate, è oggi una delle maggiori minacce per la conservazione della biodiversità.
Ed è proprio questa la storia della lince eurasiatica che, un tempo diffusa in tutta Europa, è scomparsa dall’Europa Centrale e meridionale nel XVIII e XIX secolo a causa delle persecuzioni da parte dell’uomo e dei cambiamenti nel suo habitat. Alla fine del XX secolo i cambiamenti legislativi e le migliori conoscenze nel campo dell’ecologia hanno portato l’attenzione su questa specie così elusiva, finché nel 1973 sono state reintrodotte 6 linci in Europa centrale. La reintroduzione è stata effettivamente un grande successo, ma non è stata sufficiente, perché la popolazione non si è espansa naturalmente ed è rimasta isolata e limitata alle zone in cui erano avvenute le traslocazioni degli individui. La frammentazione dell’habitat non ha permesso a queste linci di spostarsi per trovare dei partner con cui riprodursi e crescere in numero, permettendo dunque alla popolazione di compensare le fluttuazioni nel le dimensioni delle popolazioni causate ad esempio dalle epidemie, e quindi oggi la popolazione ha una bassa diversità genetica ed è in declino: la lince rischia di scomparire del tutto dal nostro territorio.
Nasce così il LIFE Lynx, un progetto europeo in cui un consorzio di enti pubblici, organizzazioni ed esperti di 5 paesi diversi accomunano gli sforzi per prevenir e l’estinzione di questa specie carismatica sia con misure di rinforzo sia con la conservazione. In seno a questa iniziativa sono stati introdotte 12 linci di provenienza carpatica nella popolazione dinarica ed altre sei, stessa provenienza, nelle Alpi sud – orientali. L’obiettivo principale è quello di introdurre nuovi geni e collegare le popolazioni di linci svizzere e slovene. Permettere il collegamento tra le popolazioni significa permettere la migrazione degli animali e quindi un maggiore scambio genetico, che è la premessa necessaria per la sopravvivenza di questo grosso felino maculato.
Ma la migrazione della fauna in un ambiente dominato dall’uomo non è cosa facile, e la lince, elusiva com’è, difficilmente attraversa strade trafficate e centri urbani.
Un team di esperti ha studiato approfonditamente il territorio per identificare le aree di habitat idonee alla permanenza della lince sulla base delle sue preferenze ambientali, quelle che gli scienziati chiamano “nicchie”, e ha individuato fra queste dei corridoi che le permettessero di raggiungerle.
In Italia è stata analizzata la permeabilità del tratto tra Gemona del Friuli e il confine di stato sull’autostrada Venezia – Vienna: 75 km dove sono stati identificati 21 corridoi che permettono alla lince di spostarsi alla ricerca di un partner o di un nuovo territorio in cui stabilirsi. Invece, le autostrade Zagabria – Rijeka o Zagabria – Spalato, in Croazia, permettono un passaggio alla fauna selvatica (e alla lince), grazie soprattutto alla presenza di vari tunnel, viadotti e diversi ponti verdi costruiti ad hoc . Si tratta di passerelle ecologiche, ovvero attraversamenti progettati specificatamente per la fauna selvatica, che contrastano la frammentazione dell’habitat della lince permettendo il collegamento fra diverse aree e consentendole di superare le barriere e raggiungere l’habitat adatto dall’altra parte. Oltre a contribuire al mantenimento delle popolazioni di fauna selvatica, questi attraversamenti offrono anche benefici socio-economici, poiché aumentano anche la sicurezza degli utenti della strada: riducendo la presenza di animali selvatici sulle strade si riduce anche il numero di collisioni, di potenziali vittime o feriti e di danni alla proprietà.
La vitalità e lo stato della popolazione di lince è quindi nelle mani dell’uomo e dipende in larga misura da decisioni gestionali e strategie di conservazione adeguate. Se vogliamo che il più grande felino europeo continui a mimetizzarsi nelle nostre foreste, non ci resta che tamponare gli effetti negativi dell’antropizzazione e invertire il declino cui l’uomo l’ha destinato.