Ugento: 300 torce gigantesche. La terra della xylella diventa l’inferno. Le foto.

Condividi

Le foto della Protezione civile di Ugento danno l’idea dell’immane distruzione in atto con l’ennesimo rogo che nella notte si è sviluppato su 4 ettari di uliveto a Ugento. Circa 300 alberi morti per Xylella fastidiosa sono andati in fumo, complice il vento che ha fatto dilagare le fiamme. A darne notizia è la Coldiretti Puglia che ha iniziato una stima dell’estensione del fenomeno che solo a Ugento ha mandato in fumo in 1 mese oltre 4mila alberi.
“E’ rilevante il problema sicurezza, considerato che da maggio stanno arrivando ogni giorno fino a 60 chiamate al giorno alla sala operativa 115 dei Vigili del Fuoco di Lecce e alla protezione civile per spegnere gli incendi divampati nei campi abbandonati con gli alberi ormai secchi e morti per la Xylella”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. “Quanto sta accadendo in provincia di Lecce è una vergogna – aggiunge Muraglia – perché oltre ad aver subito un danno incalcolabile al patrimonio olivicolo, con agricoltori che non riescono ancora ad espiantare e reimpiantare per fanta interpretazioni del Decreto Emergenze in agricoltura che contiene tutte le deroghe ai vincoli che impedivano lo svellimento volontario delle piante morte per cui le campagne sono ormai abbandonate, è incalcolabile il danno d’immagine in Salento con gravi ripercussioni anche sul turismo. Luoghi di straordinaria bellezza che hanno attirato negli anni frotte di turisti italiani e stranieri ridotti in cenere, è un disastro colposo”, conclude il presidente Muraglia.

Il paesaggio lunare del Salento, dove campeggiano ulivi ormai morti da anni – dice Coldiretti Puglia – si sta trasformando nel girone dantesco dell’inferno, dove le fiamme divampano per colpa dell’abbandono in cui versano i campi pieni di sterpaglie e infestanti secche, riducendo gli ulivi in torce gigantesche.

“La protezione civile ha spento il rogo in un mese di 600 ulivi secchi solo a Ugento, solo quelli di confine per arrestare gli incendi e non farli propagare sulle campagne vicine, mentre in pieno campo non riescono ad intervenire per scarsità di mezzi. Per intervenire su un singolo albero andato a fuoco servono circa 300 litri d’acqua e la vastità e numerosità degli incendi non è gestibile con gli scarsi mezzi ordinari che vigili del fuoco e protezione civile hanno a disposizione. E’ una situazione fuori controllo”, insiste Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Lecce.

“Gli agricoltori chiedono da anni interventi decisi per espiantare, reimpiantare e far rinascere le aree colpite, dopo anni di annunci, promesse, rimpalli di responsabilità e la mancanza di impegni concreti – aggiunge Cantele – per la ricostituzione del patrimonio olivicolo distrutto, mentre non sanno come comportarsi per realizzare nuovi impianti resistenti e tornare a lavorare e produrre. Oggi l’abbandono dei campi è un dramma enorme. E’ impensabile che, ottenuto il Decreto Emergenze che consente gli espianti, ora sia la volta di cavilli burocratici che impediscono il reimpianto. A distanza di 6 anni dal primo ulivo infetto su cui è stata conclamata la presenza della malattia, gli agricoltori salentini sono ancora ingabbiati e abbandonati al loro destino e ogni giorno al danno si aggiunge un’altra beffa”.

“Già l’11 giugno scorso abbiamo posto al Presidente Emiliano il problema di preoccupanti interpretazioni del Decreto Emergenze sui reimpianti che stanno colpevolmente imbrigliando per l’ennesima volta le aziende agricole che vogliono solo ripartire e riavere un futuro imprenditoriale”, conclude il presidente Cantele.

Intanto c’è pure chi lancia il sospetto che tutti questi roghi, la cui natura dovrà essere accertata, siano in definitiva la “cura”, seppure pericolosa, per risolvere una volta per tutte la questione.