Turismo. Bellomo (Lega): Operatori in piazza per abolire RdC

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“Il settore turistico scenda in piazza per chiedere a gran voce l’abolizione del reddito di cittadinanza. 
 

Costato agli italiani già 20 miliardi di euro in tre anni, si sta dimostrando una vera sciagura per il nostro Paese”. E’ quanto afferma Davide Bellomo, capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Puglia. “Non crea nuovi posti di lavoro, fallendo completamente la sua missione originaria, e genera problemi enormi di carenza di personale.  Sono moltissimi gli operatori pugliesi della ristorazione, e non solo, che in questi giorni, mentre si avvicina il momento più intenso delle loro attività, non riescono a trovare lavoratori stagionali, anche pagandoli a peso d’oro”. – aggiunge Bellomo 
“Una situazione insostenibile, aggravata dal paradosso del blocco delle quote di immigrazione ordinaria a vantaggio di una stabilizzazione ciclica di irregolari che si dimostra inconcludente e addirittura controproducente. Evidentemente c’è un cortocircuito tra domanda e offerta che non si incontrano o, molto più probabilmente, chi viene stabilizzato non è in grado di svolgere determinate attività e chi sarebbe capace di offrire quelle professionalità, anche stagionalmente, non si riesce a farlo arrivare in Italia. Credo però – prosegue – che la prima misura da adottare, nell’interesse delle imprese turistiche, sia quella di prendere finalmente atto dei danni enormi che il reddito di cittadinanza sta provocando sulla nostra economia, senza risolvere alcun problema occupazionale. Diventando, inoltre, come dimostrano alcuni casi finiti agli onori e ai disonori della cronaca, uno strumento nel quale si annidano il malaffare e la truffa. Dopo tre anni di fallimenti,  – conclude il capogruppo della Lega nel Consiglio regionale pugliese – direi che è arrivato il momento di creare veri posti di lavoro e non illusioni, di non lavarsi la cattiva coscienza delle inefficienze di una politica senza strategie con l’elargizione di un reddito temporaneo a scopo elettorale, di dare cittadinanza alla dignità che deriva dall’impegno quotidiano e non da comportamenti indolenti e parassitari”.