Tornano a Torre Guaceto i Cavalieri d’Italia

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E’ iniziata la primavera e gli uccelli migratori che svernano in Africa cominciano a tornare a Torre Guaceto.

Sono numerosi gli esemplari appartenenti ad altrettante specie che in questi giorni stanno arrivando nella zona umida della Riserva, anche grazie all’opera di manutenzione prevista con scadenza stagionale dalla governance dell’area e finalizzata al mantenimento della biodiversità nei chiari d’acqua
Tra i tanti uccelli tornati a casa Torre Guaceto, ci sono anche i Cavalieri d’Italia, ai quali gli utenti della Riserva si erano tanto affezionati l’anno scorso.
La storia che ha segnato la primavera e l’estate 2016, infatti, è quella di due Cavalieri approdati in Riserva in primavera e che, per la prima volta, non solo hanno riconosciuto nell’area protetta un habitat idoneo allo stazionamento stagionale, ma persino il luogo ideale per la nidificazione.
E finalmente i Cavalieri hanno fatto ritorno. Si tratta di due esemplari, un maschio e una femmina, è probabile che siano gli stessi dello scorso anno.
Il sesso dei due animali è facilmente distinguibile, anche con un semplice colpo d’occhio. Il maschio ha un cappuccio nero, mentre la femmina ha la testa bianca.
Le uova di queste animali sono piuttosto grandi, e questo perché natura vuole che al momento della schiusa, i piccoli siano già in grado di muoversi e correre per sfuggire ad eventuali pericoli.

Cavalieri d'Italia2

I pulli hanno la livrea bianca striata di grigio e lunghe zampe grigie, caratteristica che gli permette un’ottima mimetizzazione.
Ora, alla gioia per questo arrivo si aggiunge la speranza che anche quest’anno Torre Guaceto possa ospitare una nuova nidificazione. Azione molto importante, soprattutto se si tiene conto che fino a non molto tempo fa, i Cavalieri d’Italia erano inserti nella lista degli uccelli a rischio di estinzione, per via della mancanza di idonee zone umide nell’area mediterranea, mentre oggi, sono specie rara e ovviamente protetta da leggi internazionali.

Cavalieri d'Italia

Foto di Giuseppe Lanotte