Taranto: Operazione Crocodile, 4 arresti per armi e droga

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Per far fronte all’ingente debito contratto stavano progettando una rapina armata ai danni di un Ufficiale Medico,
quattro persone sono state arrestate a Taranto, tre in carcere, una ai domiciliari mentre una quinta persona è stata sottoposta ad obbligo di dimora. I provvedimenti sono scattati al termine di indagini dirette dal dott. Enrico Bruschi Sost. Proc. della Repubblica di Taranto e condotte dalla Squadra Mobile – Sezione Reati contro il Patrimonio della Questura di Taranto. Il Giudice per le Indagini Preliminari, Dr. Giuseppe Tommasino che ha disposto le misure restrittive ha ritenuto i cinque tarantini, gravemente indiziati, a vario titolo, di detenzione e porto in luogo pubblico di armi, ricettazione e detenzione ai fini di spaccio di cocaina, hashish e marijuana. Si tratta di Tommaso Pulpo di 34 anni, Vito Rizzo di 25 anni e Pierino Tardiota di 73 anni.
L’indagine prese avvio dopo l’esplosione di otto proiettili contro la porta d’ingresso di uno studio di consulenza al civico n.8 di via Duca degli Abruzzi. Alcuni proiettili, tra l’altro, penetrarono all’interno dei locali. Gli agenti intervenuti sul posto acquisirono le immagini captate da vari impianti di videosorveglianza presenti in zona. E’ così, seguendo il primo indizio utile ovvero risalendo alla proprietà dell’unica auto transitata nel luogo e nel momento dell’esplosione, gli inquirenti hanno individuato uno degli indagati. Dalla successiva attività di intercettazione telefonica ed ambientale è emerso il pieno coinvolgimento dell’uomo nella detenzione di armi, nonché – assieme ad altri suoi collaboratori – in un’articolata e sistematica attività di spaccio di sostanze stupefacenti, come dimostrato dai numerosi contatti telefonici anche in orario notturno con soggetti segnalati quali consumatori o condannati per spaccio.
Nonostante le precauzioni che lo stesso raccomandava di adottare ai suoi interlocutori gli inquirenti hanno ricostruito la frenetica attività illecita condotta dagli indagati che per indicare la sostanza stupefacente o il corrispettivo in denaro utilizzavano termini criptici.(“una ruota”, “…una ruota e mezza”, “vurpo/polipo”, “il biscotto”, “il marroncino”, “Tamaro”, “l’amaro”, “l’erba” e “la verde”, “birra”, “CD”, “coca-cola”).
Fra i clienti c’era anche un militare della MM, cui l’indagato consigliava di desistere dall’uso di marijuana perché occorrevano una “ventina di giorni per smaltirla”, col rischio del licenziamento, laddove un minor tempo di smaltimento avrebbe richiesto la cocaina.
In una conversazione intercettata a bordo della sua auto, l’indagato ha determinato il proprio volume di affari in 2.500 euro settimanali: “…io per una settimana …(…)… lo sai quanto metto da parte io 2.500,00 euro … senza tirare”.
L’indagine ha consentito di identificare anche i tre collaboratori dell’uomo grazie ai quali il giro di spaccio aveva assunto vaste dimensioni in quanto provvedevano alle consegne a domicilio dello stupefacente, traendone quale compenso denaro o sostanze stupefacenti, ed ai quali il “capo” era solito impartire direttive, anche perentorie, prospettando un eventuale “licenziamento” se non si fossero attenuti ad esse.
Un ruolo centrale lo ha infine ricoperto un quinto soggetto, soprannominato “Victor”: era in grado di procurare quantitativi apprezzabili di droga al punto da poter essere considerato inserito nella grossa distribuzione. Il gruppo aveva maturato nei suoi confronti un debito di 24.000 euro, non si esclude legato proprio all’accumulo progressivo di poste debitorie relative ai quantitativi di sostanze stupefacenti di volta in volta ottenuti a credito.
Da qui il timore di una sua possibile reazione, e la necessità di risolvere il problema in un modo o nell’altro: “…perché ventiquattromila euro io sai quanti sono?… un chilo devi vendere… (…)…come devo fare?… Se poi non può essere mi metto il coccodrillo (pistola) addosso e domani sera…come devo fare?… … dieci rapine devi fare per recuperare ventiquattromila euro” – così commentavano gli odierni arrestati.
Più di ogni altra cosa hanno destato preoccupazione i contenuti in cui il principale indagato evidenziava l’intenzione di attentare alla integrità fisica di terzi soggetti con finalità intimidatorie, o di consumare, unitamente ad altri complici, una rapina a mano armata ai danni di un ufficiale medico, ciò per far fronte all’ingente debito maturato con “Victor”.
Il possesso di armi da parte del medesimo indagato è stato anch’esso provato da numerosi contenuti intercettati. All’operazione è stato dato il nome di “Crocodile” in quanto da un’intercettazione risulta che la pistola era indicata col termine “coccodrillo”.

Nel video alcune intercettazioni tra gli indagati