Taranto: individuato l’autore dell’accoltellamento di via Minniti, è il padre della vittima

Condividi

Risale a sabato sera il misterioso accoltellamento avvenuto in via Minniti nel centro di Taranto, chiarito, nel giro di poche ore dai Carabinieri che hanno individuato ed arrestato il responsabile. Intorno alle 22.30 era stato ritrovato il corpo di un giovane riverso per terra sotto la pioggia battente. L’iniziale sospetto che si trattasse di un uomo ubriaco o qualcuno forse colto da un malore si è dissolto quando i medici del 118, intervenuti a soccorrere il giovane, hanno accertato che aveva due profonde ferite da taglio al torace e all’addome. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri che hanno iniziato a raccogliere indizi utili alle indagini. Esigui gli elementi a disposizione: si sapeva solo che, il giovane 30 enne era del quartiere Paolo VI, nessuna telecamera installata, nessun testimone, in quella via del Borgo a quell’ora deserta. Neanche il giovane poteva raccontare cosa fosse accaduto in quanto, sebbene ancora vivo, era privo di sensi e, a causa delle gravissime ferite riportate, trasferito all’Ospedale SS. Annunziata. Uno dei due fendenti inferti dall’ignoto autore dell’accoltellamento aveva sfiorato il cuore. I medici, dopo aver riscontrato lesioni agli organi interni ed uno sversamento di sangue che interessava il polmone sinistro, avevano sottoposto il giovane ad un urgente intervento chirurgico.
Nel frattempo le indagini dei militari sono proseguite. Sono stati contattati i parenti: la moglie, il padre e le sorelle. Padre di un bimbo di un anno, il giovane è risultato un tipo tranquillo, niente vita mondana e neanche la frequentazione di ambienti sospetti, nessun precedente che possa far pensare ad un regolamento di conti. Esclusa anche l’aggressione a scopo di rapina: il portafogli era regolarmente all’interno della tasca dei pantaloni e anche i telefonini all’interno del giubbino. Le tracce ematiche sul posto scomparse per l’abbondante pioggia. Nessuna traccia e neanche i parenti, sbigottiti, si spiegano il gesto.
Finalmente viene rinvenuta l’autovettura della vittima, ma non aiuta gli inquirenti neanche questo: le chiavi dell’auto erano custodite nelle tasche del giubbino. L’auto è regolarmente parcheggiata a meno di un isolato da dove era disteso il corpo, regolarmente chiusa, in ordine e senza nessun indizio utile al suo interno.
Svegliato, il giovane ha raccontato agli inquirenti di ricordare solo di aver bevuto un paio di birre in un circolo e poi un forte dolore all’addome e al petto.
I militari seguono questa piccola indicazione: in mattinata viene controllato e perquisito il circolo sito proprio a qualche decina di metri dal luogo dell’accoltellamento. Nessuno dei clienti, identificati, era nel locale la sera prima. Poi le voci, confermate dal sistema di videosorveglianza interna, di due presenze fastidiose che erano entrate a consumare da bere la sera prima. Entrambi ubriachi avevano una evidente differenza di età: uno trentenne l’altro sessantenne: sembravano irritati, soprattutto il più maturo, e con tale stato d’animo avevano lasciato il circolo. In quelle sagome i militari hanno individuato la vittima e suo padre che, nella notte, si era recato in ospedale per verificare lo stato di salute del figlio. Si cerca di capire perché entrambi hanno omesso di raccontare che erano insieme, emergono contraddizioni. Il 60 enne, pregiudicato per reati contro la persona, non si fa trovare. Da informazioni assunte pare che, l’uomo portasse con sé abitualmente un coltello a serramanico, di cui non si sarebbe privato per nessuna ragione: quella sera però i militari, durante le perquisizioni, non lo avrebbero trovato. I sospetti convogliano tutti sull’uomo che stranamente era irrintracciabile. Dopo aver messo a soqquadro mezza città i militari scoprono che era all’interno di un ristorante nei pressi dell’abitazione dello zio della vittima: alla vista dei militari l’uomo cerca di rifugiarsi in cucina. Prelevato, portato in caserma, l’uomo sottoposto ad interrogatorio, in presenza del P.M. inquirente, d.ssa Lucia ISCERI, ammette di essere stato colpito da un raptus in un momento di nervosismo, ma non descrive cosa sia avvenuto, rimanendo allibito quando viene a sapere che il figlio è in prognosi riservata.
Per i militari il caso è chiuso: spiegato anche il gesto di stizza notato compiere dal giovane accoltellato agonizzante nel letto appena dopo l’intervento, quando il padre nella notte gli si era avvicinato per compiangerlo: un gesto di dolore, ma non fisico.
Futili motivi, probabilmente, alla base dell’assurda vicenda, che aveva visto quel sabato sera sotto una pioggia incessante, forse per qualche birra bevuta in più da entrambi, un padre accoltellare per due volte il figlio e scappare via lasciandolo agonizzante per strada.
L’uomo arrestato dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Taranto è il pregiudicato tarantino Natale Diofebo, di 64 anni.

DIOFEBO NATALE