Taranto. Incendi e tentata estorsione: quattro fermi tra cui un avvocato e un finanziere

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Un avvocato, un maresciallo della Guardia di Finanza e due pregiudicati sono stati sottoposti a fermo su disposizione della Procura della Repubblica

(provvedimento firmato dal Procuratore Carlo Maria CAPRISTO e dal Sost. Proc. dr.ssa Lucia ISCERI). Si tratta di Pietro Stabile, di 52 anni,maresciallo della Guardia di Finanza già sospeso dal servizio, che era già finito in carcere nel giugno del 2015 per episodi analoghi, dell’avvocato civilista Massimiliano Cagnetta di 47 anni e di due pregiudicati il 48enne Cataldo La Neve e il 39enne Salvatore Stasolla accusati, a vario titolo, di concorso in incendio, danneggiamento, atti persecutori e tentata estorsione ai danni di un fruttivendolo tarantino. I fatti contestati sono stati commessi a Taranto tra marzo 2017 e il 4 aprile scorso. I provvedimenti sono giunti al termine di un’indagine condotta dalla Squadra mobile che ha identificato i responsabili di alcuni atti intimidatori susseguitisi senza tregua, con la complicità di pregiudicati, in una drammatica escalation criminosa tesa a annientare la vittima ed i suoi familiari.
Prima gli hanno incendiato il negozio il 19 Marzo scorso, poi il furgone il 4 Aprile, ma le intimidazioni nei confronti di un fruttivendolo tarantino che si rifiutava di pagare il pizzo rischiavano di avere conseguenze anche più gravi. “Le prevaricazioni nei confronti della vittima erano fortissime e si stava per passare all’utilizzo delle armi forse addirittura per commettere un omicidio” ha spiegato il procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo illustrando i dettagli dell’indagine nel corso di una conferenza stampa. Dalle intercettazioni telefoniche e ambientali è emersa la volontà degli indagati di mettere in atto una doppia spedizione punitiva, da realizzare la notte scorsa e il 21 aprile prossimo, giorno del cinquantesimo compleanno del fruttivendolo. Già nel giugno di due anni fa Stabile, vicino di casa del commerciante, fu sottoposto a fermo dopo la denuncia della vittima che subì diverse intimidazioni: prima diversi colpi di arma da fuoco sull’auto e poi anche l’incendio della vettura. Il finanziere, che si offrì come intermediario con i malfattori che lo avevano puntato, inizialmente aveva chiesto una somma di 1000 euro e poi una seconda di 1500 euro che, da quanto il sottufficiale spiegava alla vittima, non sarebbero state sufficienti per calmare “il clan dei calabresi”.
Secondo quanto accertato dunque Pietro Stabile commissionava le minacce e le violenze rivolgendosi in prima battuta ad un noto pregiudicato che trasmetteva l’ordine ad altri due complici e provvedeva ai compensi, mentre il beneficio andava a favore del mandante.
Gli episodi continui di danneggiamento avevano lo scopo di incutere terrore nella vittima, per poi offrire alla stessa la soluzione di ogni “problema” attraverso il pagamento estorsivo.
Fra i quattro fermati vi è anche un avvocato, il quale ha fornito il proprio contributo materiale, fungendo persino da autista, ben consapevole degli atti criminosi che l’amico (esecutore materiale) stava mettendo in atto. E sempre dalle intercettazioni gli inquirenti hanno appreso che gli indagati stavano organizzando un ennesimo attentato. Dialoghi che evidenziavano in modo preoccupante come l’escalation di atti criminosi perpetrati dal gruppo era tutt’altro che terminata e che era in procinto con l’acquisizione di un’arma da fuoco, di compiere un ulteriore misfatto. Per tali ragioni sono scattati i fermi nei confronti dei quattro tutti ristretti presso le Case Circondariali di Taranto e Crotone.