Taranto: Confcommercio “l’Isola che” ….non vorremmo vedere

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Una assurda sagra dell’abusivismo, un trionfo dell’illegalità, un inno all’improvvisazione, una celebrazione del cattivo gusto. Così Confcommercio Taranto definisce la prima serata de “L’isola che vogliamo”. “Purtroppo i fatti hanno confermato i nostri timori.- afferma l’associazione dei commercianti – Le armate di Capitan Uncino hanno occupato l’Isola che vogliamo, la quale ancora una volta ci è sembrata molto lontana da quella che vorremmo.” Le critiche riguardano le decine di postazioni di barbecue e friggitrici improvvisate; di ghiacciaie di fortuna per la vendita delle birre e delle bevande, ricavate in ogni genere di contenitori; di signori in canottiera e di signore con le mani nude imbiancate di farina impegnate alle friggitrici; un incrocio di odori di fritto misto di mare, di arrosto di salsiccia e di spazzatura in fermentazione (nei vicini cassonetti troppo pieni). Assoluta mancanza di ogni forma di controllo atto a garantire il rispetto minimo delle norme di igiene e sicurezza alimentare per la somministrazione di cibo e bevande. Impianti a rischio anche sotto il profilo della sicurezza, per: la gran quantità di fiamme libere e di bombole del gas; attrezzature da cucina di uso familiare impropriamente utilizzate per la preparazione dei cibi (tegami ricolmi di olio bollente in bilico sui fornellini da campo); totale mancanza di rispetto delle distanze di sicurezza.
Per Confcommercio la manifestazione per come è concepita poteva essere una fantastica occasione per risarcire la immagine della Taranto martoriata dalla stampa nazionale, ed invece è sembrata solo l’occasione per far annegare in fiumi di birra ed effluvi di fritto misto il dolore di un popolo che non riesce proprio a voltare pagina ed a inventarsi un’altra Taranto.
confcom