Slow Food riscopre il “Colombino di Manduria” tra i dolci tipici locali

Condividi

L’Atlante dell’Arca del Gusto di Slow Food ieri si è arricchito di un altro prodotto tipico della tradizione manduriana: è il Colombino di Manduria.

Il colombino di Manduria è un dolce tipico pugliese che si produce nella città di Manduria, nella provincia di Taranto. La nascita di questo dolce non è precisa e non ci sono dei documenti ufficiali che ne attestino l’origine. Tra gli abitanti di Manduria si è affermata la versione secondo la quale il colombino sia stato inventato negli anni Cinquanta del secolo scorso, quando la sua produzione cominciò ad affermarsi nella tradizione dolciaria della città.

Si tratta di dolcetti che presentano una cialda di pasta sfoglia come base che viene riempita con della pasta di mandorle all’arancia; dopodiché si chiude con un ulteriore strato di pasta sfoglia che viene arricchito di una glassa di zucchero e marmellata di albicocche.

Questo dolce tipico si consuma soprattutto in occasione della festa patronale di San Gregorio Magno oppure la domenica o in altre ricorrenze festive. Oggi solo pochi pasticcieri locali conservano la ricetta, per cui la tradizione potrebbe interrompersi.

L’attività di ricerca necessaria a segnalare questo prodotto nel catalogo online dell’Arca del Gusto è stata finanziata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Direzione Generale del Terzo Settore e della Responsabilità Sociale delle Imprese  – avviso n° 1/2018 “Slow Food in azione: le comunità protagoniste del cambiamento”.

Cos’è l’Arca del Gusto?

Un patrimonio straordinario di frutta, verdura, razze animali, formaggi, pani, dolci, salumi: l’Arca del Gusto segnala l’esistenza di questi prodotti e denuncia il rischio che possano scomparire.

La biodiversità agroalimentare e l’agricoltura familiare e di piccola scala sono in pericolo infatti in tutto il mondo, a causa dell’industrializzazione dell’agricoltura, dell’erosione genetica, della trasformazione degli stili alimentari, dei cambiamenti climatici, dell’abbandono delle aree rurali, delle migrazioni e dei conflitti.

L’Arca invita tutti a fare qualcosa: a volte serve riscoprire questi prodotti, riportarli sulle tavole, a volte serve raccontarli e sostenere i produttori; in alcuni casi – quando i prodotti sono specie selvatiche a grave rischio di estinzione – è meglio mangiarne meno o non mangiarli affatto, per tutelarli e favorirne la riproduzione.