Sigilli alla raffineria Eni di Taranto. Rifornimenti di carburante a rischio

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Anche la raffineria Eni di Taranto è coinvolta nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma che ha portato i militari della Guardia di Finanza ad eseguire il sequestro preventivo dei
contatori di prodotti petroliferi nei depositi e nelle raffinerie Eni di 13 regione italiane. Nell’inchiesta si ipotizza una maxi evasione di accise, pari a circa 10 milioni di euro su 40 milioni di litri di carburante venduto. Tra i misuratori sequestrati ci sono quelli della raffineria di Taranto, dalla quale si riforniscono di carburante diverse regioni del meridione
Il sequestro è finalizzato a impedire l’uso di sistemi di misurazione alterati o alterabili, inidonei a garantire la necessaria affidabilità ai fini fiscali. Con i sigilli apposti ai serbatoi di prodotto raffinato, la vendita e distribuzione di benzina, gasolio e gas, si è bloccata e nelle prossime ore potrebbero verificarsi problemi di approvvigionamento di carburante a Taranto e in tutta la Puglia. Questa mattina, infatti, le autobotti non hanno potuto effettuare rifornimento e di conseguenza anche nei distributori al dettaglio nelle prossime ore il carburante potrebbe iniziare a scarseggiare.
L’inchiesta della GdF sarebbe solo ai primi passi. Al momento gli inquirenti ipotizzano che la maxi evasione sia stata messa in atto alterando il conteggio di volume e pressione dei carburanti al contatore, mettendone in commercio quantità superiori rispetto a quelle dichiarate per il pagamento delle accise.
“Gli investigatori – spiega la Gdf – hanno scoperto che la frode veniva realizzata mediante la manomissione degli strumenti di misurazione (“testate”) e dei sigilli apposti sugli stessi dall’Amministrazione finanziaria a tutela della loro immodificabilità, l’arbitraria modifica delle variabili di volume, temperatura e densità dei carburanti e l’alterazione informatica delle “testate”, anche da remoto”. Ciò avrebbe comportato, secondo gli inquirenti, “la commercializzazione di quantitativi di carburanti superiori a quelli realmente estratti dai depositi e risultanti dalla documentazione contabile, con la conseguente immissione in consumo di prodotti in evasione d’imposta”. Sono 18 le persone a vario titolo indagate – direttori, responsabili operativi e dipendenti di depositi e raffinerie, nonché funzionari di uffici metrici – cui sono state contestate violazioni del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi (sottrazione di prodotto al pagamento dell’imposta, alterazione di misuratori e sigilli) e del codice penale (uso di strumenti di misura alterati, predisposizione di falsi verbali e attestazioni, abuso d’ufficio).