Shock Manduria, è retrocessione: il campo conta, ma le regole di più. La ricostruzione e gli interrogativi futuri

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Il tribunale federale ha emesso un nuovo provvedimento a carico della società messapica, comminando ulteriori 5 punti di penalizzazione da scontare nell’attuale campionato, pertanto il playout con il Foggia Incedit non si disputerà. Per il Manduria sarà retrocessione diretta in Promozione. In aggiunta, 15 mesi di inibizione al presidente Di Maggio da sommare ai precedenti 9, più 1500 euro di ammenda alla società. E adesso il futuro è un rebus.

Nove punti di penalizzazione totali, così suddivisivi nel corso degli ultimi deferimenti: quattro più cinque diluiti in tre udienze, tutto alla fine della regular season e prima degli eventuali playout. Una stangata in piena regola che ha pochissimi precedenti nel panorama biancoverde. Sono addirittura undici punti in due anni, se consideriamo i due maturati per il caso Passiatore nella stagione 2023-2024.

La società messapica non ha versato i vecchi emolumenti a diversi calciatori della passata stagione e poi è stata sanzionata anche per il caso Maraglino, controversia appartenente alla stagione corrente. Un mix di situazioni che hanno condannato il club messapico a una maxi sanzione in grado di cambiare drammaticamente la geografia della classifica. Dunque, nessun playout, Foggia Incedit salvo e Manduria retrocesso. E’ lo psicodramma che si è consumato nel corso delle ultime ore, ma era già nell’aria dopo l’ultimo comunicato del 15 aprile emesso dal Comitato Regionale Puglia, che congelava l’accoppiamento playout.

E’ diventata una guerra di religione tra vecchi e nuovi soci. Ed è l’aspetto meno rilevante per il futuro del Manduria che è finito nel mirino della Procura Federale in seguito al triplo deferimento del 14 e il 23 aprile. Ognuno ha costruito la sua verità e difeso con lo stesso vigore la propria posizione, ma forse non quella propriamente del Manduria. Da un lato le narrazioni sporadiche in pasto ai social che hanno zero rilevanza, dall’altro ci sono i documenti, in gergo “le carte” termine abusato negli ultimi mesi da più parti.

Sono i fattori extra-campo che ci hanno dilaniato l’anima in questa lunga traversata che di fatto ha cancellato con forza e vigore i risultati conseguiti dalla squadra di Max Marsili. E’ necessario riavvolgere il nastro per capire l’origine delle vicende e come si sono sviluppate nel corso del tempo. La scorsa estate si è concretizzato il passaggio di consegne dal gruppo Vinci al gruppo Di Maggio. La passata gestione ha lasciato in eredità una corposa situazione debitoria. Sul groppone della nuova proprietà almeno due mensilità da versare a svariati ex tesserati. La situazione è finita sul tavolo in sede di trattativa e il gruppo Di Maggio nel passaggio di consegne ha acquisito anche le passività. L’attuale presidente Di Maggio, dopo aver fatto le sue legittime valutazioni – come recita il comunicato dell’ex presidente Vinci – si è obbligato formalmente a soddisfare in proprio tali pendenze con apposita scrittura privata sottoscritta, che specifica tutti i termini economici della cessione.
Che il Manduria non fosse finanziariamente in salute, purtroppo, lo sapevano in tanti, immaginate che non lo sappia chi acquisisce la gestione?

A dare ulteriore forza a tale tesi, ci sono le lettere pubbliche degli ex tesserati – in data 26 giugno 2024, pubblicavamo sul nostro giornale la denuncia dei calciatori dal titolo: “Bufera Manduria, i giocatori: Ultimo stipendio a febbraio”. Il passaggio di consegne era già avvenuto tra i due gruppi, pertanto tutti erano a conoscenza della situazione del club. E la nuova gestione ha firmato accollandosi anche le vecchie pendenze. Gli ex tesserati, intanto, avevano agito legalmente per ottenere le vecchie spettanze della stagione 2023-2024. Le comunicazioni sono arrivate in seno alla nuova società in estate che, saggiamente consigliata, ha stipulato una serie di accordi transattivi al fine di chiudere le controversie con gli ex tesserati. Attenzione, perché questo rappresenta un passaggio chiave dell’intera vicenda. Con l’accordo transattivo le parti: Manduria ed ex tesserato si accordavano e firmavano per un importo inferiore rispetto ai compensi del contratto originario. In sintesi, ti dovevo 10, ci accordiamo per 5. Ti dovevo 7, chiudiamo per 3. E così via con tutte le situazioni in essere. La società Ug Manduria (attuale) si impegnava a onorare gli accordi dilazionando in più tranche i pagamenti, accordi poi firmati con i calciatori. Insomma, una forma di mediazione che avrebbe consentito al club di risparmiare e al contempo sanare tutte le situazioni delicate con i vecchi tesserati, evitando qualsiasi sanzione della giustizia sportiva in futuro.

A distanza di dieci mesi dalla stipula degli accordi, i pagamenti non sono mai stati effettuati e i procedimenti sono andati avanti. Per cui chi si era accordato per 5, adesso pretende 10, chi si era accordato per 3 adesso pretende 7. Insomma gli importi originari presenti all’interno dei contratti.

Il Manduria ha trattato, mediato e sottoscritto gli accordi con i calciatori, ne è la prova certificata che si erano attivati per la risoluzione delle controversie. Motivo per cui la nuova proprietà sapeva: ha preso e (perso) tempo ma non rispettato gli accordi.

Più volte durante l’estate 2024, abbiamo chiesto di fare luce sulle situazioni pregresse, ovvero quelle generate dalla vecchia proprietà, proprio perché la disciplina contrattuale dei tesserati dilettanti è diventata più stringente dal 2023. Da un paio di stagioni i giocatori godono di maggiori tutele rispetto al recente passato. Non si trattava di un mero esercizio giornalistico, le domande hanno sempre avuto un fine preciso: fare chiarezza sulle situazioni antecedenti e garantire un futuro al Manduria calcio. In cambio abbiamo collezionato svariate offese sul web.

Che i messapici rischiassero molteplici deferimenti e che fossero nel mirino della giustizia sportiva, lo sapevano tutti. E la cosa più orticante e fastidiosa di questa storia è l’indifferenza o la finta serenità che si iniettava a piccole dosi a mezzo social, come una forma anestetizzante da diluire per gradi. Chi ha letto i documenti o ha avuto la capacità e la forza di andare a fondo, ha captato sin da subito la gravità del momento.

La narrazione fatta filtrare nei mesi scorsi è apparsa a tratti grottesca e fantasiosa. Come se non bastasse, a metà stagione è arrivato il lodo Maraglino che ha aggiunto nuovo materiale a una situazione già fortemente compromessa. Il calciatore è finito formalmente fuori rosa nella stagione 2024-2025 senza alcuna comunicazione ufficiale e poi gli è stato intimato di non presentarsi più agli allenamenti.

Recitano gli atti, non le ricostruzioni social, che il Collegio Arbitrale in data 11 dicembre 2024, ha condannato il club messapico al pagamento dei compensi maturati dal 24 agosto al 20 novembre.
Inoltre, il Manduria Calcio dovrà risarcire i danni arrecati al suo ex tesserato, che sono pari all’intero importo annuale concordato. Con un lodo inappellabile e immediatamente esecutivo, l’ex capitano ha anche ottenuto la risoluzione contrattuale.

E adesso, ad Aprile, c’è ancora chi alza la mano e vuole far credere che non tutti sapevano? Non vogliamo entrare nel merito della guerra di religione tra vecchi e nuovi soci, ma era necessario risolvere i problemi nel momento opportuno. Situazione ereditata dalla vecchia gestione, vero, ma il pacchetto firmato prevedeva tutto, anche le passività. Ora non ci si può colpevolmente appellare in ritardo, bastava abbandonare il tavolo delle trattative dopo un’accurata analisi dei documenti in sede preliminare. Tutti sapevano dal giorno uno. Non ricordiamo Thohir accusare Moratti per la situazione debitoria dell’Inter presa in carico a distanza di un anno dalle firme. Chi ha firmato si è portato a casa tutto lo zaino.

In questa storia a puntate anche noi giornalisti abbiamo una piccola percentuale di responsabilità per non aver stimolato continuamente gli interlocutori a far luce su alcuni aspetti chiave. Il Manduria negli ultimi tre anni ha agito in barba ai regolamenti. Non per responsabilità ascrivibili alla Federazione o al Tribunale Federale, ma per mere condotte non conformi alle normative.

Per ripartire sarà necessario acquisire credibilità in Federazione, recuperare i rapporti istituzionali, comunicare in maniera pulita e pagare i tesserati. Lo impongono le regole, chi prende parte al gioco deve conoscere i confini entro i quali agire. In soldoni, azzerare il modus operandi degli ultimi anni e lavorare in un contesto trasparente. Il campionato di Eccellenza è una cosa seria, oggi operare nel panorama dei dilettanti costa, non ci si può più improvvisare o avventurare facendo fede su eventuali o potenziali sponsor. Le normative sono cambiate, i tesserati godono di una tutela importante e il gioco non vale più la candela se le intenzioni vanno oltre il mero risultato del campo.

Altresì, oggi è necessario chiarire che le sanzioni comminate al Manduria (nove punti) non sanano la posizione debitoria del club. Cosa vuol dire? La società dovrà ottemperare agli obblighi contrattuali entro il 30 giugno (salvo proroghe), altrimenti il rischio fondato è di ritrovarci tutti allo stesso funerale. E su questo punto va fatta ulteriore chiarezza, ci sono i fondi per coprire gli emolumenti dei vecchi tesserati entro i termini stabiliti? Chi sa ci aiuti a fare luce, senza utilizzare leve accusatorie e assumendosi le responsabilità che il ruolo dirigenziale impone. Nella guerra di religione tra vecchi e nuovi soci non intendiamo più entrare con la lente d’ingrandimento: oggi è prioritario il futuro del Manduria, non le vendette ideologiche e le ragioni sgangherate espresse con modalità discutibili e non conformi ai contesti istituzionali. Fanno fede i documenti, gli atti e le firme, non le narrazioni strettamente personali. Oggi abbiamo perso tutti, ma chi ha lo zaino più pesante ora spieghi senza annegare nelle chiacchiere social e nella filosofia da bar, con toni consoni che l’argomento richiede e nelle sedi opportune. In ballo c’è il futuro del calcio messapico a un anno dal centenario, che conta di più di ogni singolo individuo. Sono tutti di passaggio: presidenti, dirigenti e addetti ai lavori, chi resta sempre è il tifoso con la sua passione. E’ il momento di parcheggiare l’ego, rispondere alle domande e fare chiarezza.

Mario Lorenzo Passiatore