Scarico a mare: Sit-in sotto la Provincia. E i Verdi evidenziano inadempimenti.

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Riunione a porte chiuse oggi in Provincia a Taranto per la Conferenza di servizi convocata dall’AQP per stabilire gli ultimi dettagli in relazione alle autorizzazioni per realizzare la condotta sottomarina nel tratto di spiaggia di Specchiarica quale parte terminale dell’impianto di depurazione delle acque provenienti da Manduria e Sava. Nonostante la notizia sia trapelata solo ieri, sotto la sede della Provincia dove si teneva la riunione, una delegazione delle varie associazioni che contrastano la realizzazione della condotta sottomarina proveniente da Manduria ed Avetrana era presente per ribadire ancora una volta il no allo scarico a mare. Un sit- in importante da parte dei manifestanti che mantengono viva la protesta contro questa scelta scellerata per l’ambiente incontaminato di S. Pietro in Bevagna. Una scelta anacronistica sotto tutti i punti di vista considerato che a Rimini, verificati ormai “i danni” prodotti dalle condotte sottomarine hanno deciso di dimezzarle entro il 2016. Le esperienze negative “acquisite” in altri territori non sembrano interessare all’AQP. Tra le parti convocate alla riunione definita “decisoria” non figuravano i Comuni le cui autorizzazioni non sarebbero più necessarie dopo la richiesta al Ministero dell’Ambiente della nomina di un commissario. Nessuno dal Comune di Manduria ha sentito, comunque, l’esigenza di capire cosa stesse accadendo.
Avendo appreso della conferenza di servizi i Verdi di Manduria hanno scritto al dirigente del settore Ecologia e ambiente Provincia di Taranto Ing. Martino Dilonardo e al responsabile del responsabile del procedimento istruttorio Ing Aniello Polignano evidenziando alcune criticità ritenute ostative alla concessione dell’autorizzazione per la movimentazione dei fondali. In particolare…”1. La presenza, nella porzione di fondale interessata alla posa della condotta, di un vasto posidonieto che ha reso possibile l’inserimento del sito nella rete Natura 2000, quale zona S.I.C. In tali siti ogni attività umana è interdetta, – ricordano i Verdi – a meno che sia impraticabile ogni alternativa. In questo caso le soluzioni alternative sono innumerevoli, – proseguono – ma non sono state prese in considerazione, per comodità del proponente. La presenza di una procedura d’infrazione da parte dell’UE, a cui spesso si fa riferimento non può autorizzare, a disattendere un’altra direttiva europea, la Direttiva Acque. Il rischio è di trovarsi in presenza di un conflitto tra norme.
2. La presenza in prossimità della battigia di alcuni manufatti che per forma e dimensione potrebbero essere riconducibili ad una struttura portuale romana. A tal fine i Verdi chiedono che la Soprintendenza Archeologica effettui dei sondaggi per valutare la validità di tale ipotesi, ricordando che per antichissima tradizione, il litorale di S. Pietro in Bevagna fu punto d’approdo per l’Apostolo Pietro, nel suo viaggio verso Roma. I Verdi hanno inoltre rilevato “3. L’assenza, fra gli Enti convocati, del Genio Militare, come previsto per altro nel S.I.A. e Valutazione d’incidenza. Il Golfo di Taranto fu nel corso del secondo conflitto mondiale teatro di una intensa attività bellica per questo è doveroso far precedere ogni attività di movimentazione dei fondali da indagini miranti all’eventuale rinvenimento di residuati bellici, potenzialmente pericolosi.
E infine 4. L’assenza, fra gli Enti convocati, della Capitaneria di Porto e dell’Agenzia delle Dogane.
I co-portavoce Federazione dei Verdi di Manduria Gregorio Mariggiò Silvia Biasco chiedono in conclusione la sospensione della conferenza di servizi in attesa dell’espletamento degli adempimenti rilevati.

Foto di Mimmo Fontana
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