Rapporto Svimez: Uil, dati impietosi per la Puglia!

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Un segno negativo su tutti i fronti quello registrato dal Rapporto Svimez nella nostra regione. Per quanto riguarda il Pil, nel 2013 la Puglia arretra rispetto all’anno precedente del 5,6%, seconda solo alla Basilicata e con un dato peggiore anche del 3,5% medio delle Regioni del Sud. Ancor più negativo il dato relativo all’occupazione: nel 2013 si sono persi oltre 81mila posti di lavoro, con un saldo del – 6,6%, anche in questo caso peggiore del dato complessivo del Sud che registra 281mila nuovi disoccupati, quasi 100mila in più rispetto a tutto il resto del Paese. Un crollo verticale che non risparmia neanche le esportazioni, calate del 10,4% tra il 2012 e il 2013, sotto quota 8 miliardi.

“Dati impietosi che mettono a nudo la deriva economica e sociale di un Paese e di una regione, come la Puglia, che continua a navigare a vista invece di pianificare un percorso serio e condiviso verso la crescita e lo sviluppo”.
E’ il commento di Aldo Pugliese, Segretario generale della UIL di Puglia, ai numeri snocciolati dal Rapporto Svimez, che ha messo in evidenza tutte le emergenze di una crisi che pare “senza uscita”.
“Dalla Regione Puglia – continua Pugliese – fanno sapere che la spesa dei fondi comunitari è positiva. Siamo d’accordo, ma alla quantità andrebbe abbinata una qualità di spesa che al momento non c’è. Spendere percentuali elevate di fondi europei senza ottenere risultati tangibili serve davvero a poco. Del resto lo dicono i numeri: il Pil regionale è in picchiata del 5,6% rispetto al 2012 e del 14,3% rispetto al 2007, ultimo anno pre crisi. Per tacere del Pil pro capite, quarto più basso d’Italia, della riduzione sensibile della spesa alimentare (primo posto a livello nazionale) e del tasso di povertà: il 23% delle famiglie pugliesi è in stato di povertà relativa e il 28% sono addirittura poverissime. Dati inquietanti che hanno una sola madre: il lavoro che non c’è, l’occupazione in costante calo che sta privando tanti nuclei famigliari di un reddito certo, creando profonde incertezze per il futuro”.
“E’ il momento – continua Pugliese – di pensare a interventi concreti e d’impatto. Tanti, troppi cantieri, piccoli, medi e grandi, che equivalgono a migliaia di posti di lavoro, sono fermi al palo a causa di annose pastoie burocratiche. Tantissime aziende chiudono i battenti, grandi aziende che preferiscono emigrare all’estero – il calo delle esportazioni non è un caso – e piccole aziende, la base del tessuto economico e produttivo regionale, che, alla berlina da anni, scompaiono senza fare rumore, abbandonate da istituzioni troppo spesso silenti e inermi”.
“Bisogna investire con decisione – conclude Pugliese – sulla formazione e su un viatico solido tra istruzione e mondo del lavoro. Un pugliese su tre si laurea fuori regione e il 70% dei giovani che partono non tornano più: tra di loro ci sono tante eccellenze che invece di rappresentare un valore aggiunto per l’economia pugliese, vengono valorizzate altrove, dove esiste un mercato occupazionale pronto ad accoglierli. Intanto, tra emigrazione occupazionale e tasso di disoccupazione galoppante, la popolazione attiva pugliese si riduce, tornando ai livelli di un secolo fa: è il sintomo di una morte annunciata che bisogna scongiurare a tutti i costi, mettendo in campo progettualità e iniziative forti, che coinvolgano istituzioni e parti sociali, prima che sia troppo tardi”.

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