“Quando la violenza è un fallimento: il grido di una società che deve educare”. Riflessione di Mattia Stefanelli

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Ci sono notizie che fanno rumore, ma non solo nei notiziari. Fanno rumore dentro. Come il gesto insensato di un giovane che ha lapidato la propria ragazza di 14 anni. Una violenza che scuote perché richiama fantasmi antichi: la lapidazione, forma arcaica di punizione collettiva, che nella storia ha spesso colpito le donne, le “colpevoli” di libertà, desiderio, ribellione.

Oggi quel gesto non è solo cronaca nera, è un fallimento educativo. È il frutto di un’assenza: di educazione al rispetto, di alfabetizzazione emotiva, di modelli sani. È il segnale che, mentre riempiamo le teste di nozioni, spesso dimentichiamo i cuori. Dimentichiamo che crescere vuol dire anche imparare a perdere, a sentirsi rifiutati, a gestire la rabbia senza distruggere l’altro.

La storia ci ha mostrato dove porta l’odio cieco, il patriarcato violento, la cultura del possesso. Sta a noi oggi trasformare questi episodi in occasione di riflessione e cambiamento. L’educazione affettiva e civica non è un extra. È sopravvivenza. È civiltà.

Perché nessun amore può nascere dalla paura, e nessuna pietra scagliata può mai essere segno di forza. Solo della nostra più profonda fragilità come società.

Mattia Stefanelli 

Vignetta di Antonio Federico Art 2025