Primitivo. Dario Iaia: “Sforzo comune contro lo scippo del nostro vitigno”

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“Sava, insieme ad altri comuni del nostro territorio, rappresentano il cuore pulsante delle terre del Primitivo. Questo vitigno ci caratterizza in tutto il mondo e rappresenta la nostra storia e la nostra cultura.”

Così in una nota il sindaco di Sava Dario Iaia nel suo duplice ruolo anche di coordinatore per la Puglia dell’associazione nazionale “Città del Vino” dopo l’approvazione della delibera della Regione Sicilia (DGG 1733 del 09/08/2019) con la quale si autorizza la coltivazione della varietà Primitivo sull’intero territorio regionale. 

 “Oggi, apprendiamo – dice Iaia – che un’altro territorio, pur rispettabilissimo, ma completamente diverso dal nostro, e mi riferisco a quello siciliano, ha approvato, in sordina, una delibera di giunta regionale con la quale si consente la coltivazione del Primitivo anche a quelle latitudini. 

Ora, se è vero che questo è possibile già oggi, visto che in altre regioni si coltiva già oggi il primitivo ( vedi Basilicata, Campania, Lazio,Umbria, Sardegna), questo provvedimento non deve diventare la base giuridica per consentire che un vino siciliano diventi IGP o DOP primitivo.  Tutto questo sarebbe inaccettabile e bene ha fatto il Ministro per l’agricoltura Bellanova ad intervenire per chiarire che questo non sarà mai consentito.” 

“Speriamo, tuttavia, che alle parole seguano sempre i fatti e, devo dire – afferma Iaia –   che, nell’ambito dell’agricoltura pugliese, negli ultimi anni, questo non è accaduto molto di rado. Vedasi per esempio la vicenda “xylella”. 

“Deve essere chiaro oggi e per il futuro che il primitivo è un vitigno pugliese e tale deve rimanere.” – continua Iaia nella sua perentoria presa di posizione – Il primitivo scorre nelle nostre vene e rappresenta una delle colonne portanti dell’economia del nostro territorio. Non possiamo farne a meno né possiamo tollerare che qualcuno pensi di creare confusione attorno a questo nostro brand. Abbiamo atteso decenni prima di vedere riconosciuta, anche dal punto di vista economico e commerciale, l’eccellenza del nostro vitigno ed oggi non possiamo tollerare che ci venga scippato, per il danno che ne deriverebbe ai settori vitivinicolo, agroalimentare ed enoturistico . 

Gli impianti e le denominazioni consequenziali devono rimanere in Puglia. Questo deve essere chiaro. 

E per far ciò occorre uno sforzo comune da parte di tutti, politica ed operatori commerciali, associazioni, mondo produttivo e culturale, affinché questo scippo non abbia luogo. 

Noi abbiamo l’esigenza di tutelare le nostre produzioni vitivinicole Dop e Igp, ancor più  in questo periodo particolare in cui si discutono le modifiche da apportare al decreto 13 agosto 2012 concernente l’etichettatura e la presentazione dei prodotti del settore vitivinicolo Dop e Igp. Quindi, – conclude – chiediamo la massima attenzione su questo tema, superando le solite divisioni territoriali e politiche.“