PATENTE A PUNTI: quando la normativa impone responsabilità e cultura

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Il mondo del lavoro è in continua evoluzione e le normative che lo regolano hanno bisogno di essere aggiornate in base a quelle che sono le specificità di un territorio, le esigenze di una comunità e l’equilibrio tra domanda ed offerta che attiene, a sua volta, a regolamentazione europea o internazionale.

Dire ‘lavoro’, quindi, significa parlare anche di diritto, salute e soprattutto di sicurezza. In Italia, la normativa principale che disciplina la sicurezza sul lavoro è il Decreto Legislativo 81/2008, conosciuto anche come testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro; testo che stabilisce sia le responsabilità che gli obblighi di datori di lavoro, lavoratori ma anche di altri soggetti coinvolti nella prevenzione e nella protezione.
Ed è proprio sul tema della sicurezza sul lavoro che qualche giorno fa si è tenuto un importante convegno organizzato da Manduria in Movimento sempre attento e sensibile nei confronti di tematiche utili per il cittadino. Gli illustri ospiti della serata, hanno così approfondito la questione in base alle loro specificità professionali e competenze. Il tema, di ultimissimo interesse, quello della Nuova Patente a Punti, strumento per la sicurezza sul lavoro nei cantieri edili. La normativa, la impone dal 1° ottobre 2024. Quindi si intuisce come essa sia non solo un obbligo ma anche un requisito rilevante per poter operare all’interno dei cantieri, che siano temporanei o mobili. Gli importanti relatori che hanno contribuito ad illustrare la sua estrema importanza tanto da qualificarla come vettore principale per valutare la qualità di aziende e di lavoratori autonomi, si sono soffermati su come salute e sicurezza sia diventato oramai un binomio dal quale non si può prescindere se l’attività lavorativa deve produrre servizio e reddito. Molte le sfaccettature approfondite: quella dal risvolto legale, con la presenza della Dott.ssa Filomena Di Tursi, Sostituto Procuratore e Procuratore della Repubblica; quello degli infortuni sul lavoro, con il dott. Giuseppe Gigante, direttore responsabile Inail; quello della prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, con la dott.ssa Genoveffa De Pascale; quello del controllo, con gli ingegneri Isabella Accettura e Francesco Di Francesco dell’ispettorato del Lavoro, e quello della formazione e consulenza con il dott.  Gaetano Romanazzi, formatore, appunto, e rappresentante dell’ordine dei periti industriali.
La patente a punti, assegnati in base alla storicità dell’azienda, all’attività svolta, agli investimenti  effettuati e alla formazione nella quale si decide di investire, diventa così la carta di identità di quelle imprese o lavoratori autonomi che desiderano non solo distinguersi nel panorama dell’offerta ma soprattutto in fatto di credibilità professionale in quanto, per entrare in possesso, si ha bisogno di alcuni requisiti come: iscrizione alla camera di commercio, industria, artigianato ed agricoltura; adempimento degli obblighi formativi, possesso di DURC valido, possesso di DVR valido, possesso della certificazione di regolarità fiscale, ove previsto, con designazione del responsabile del servizio prevenzione e protezione RSPP. Il massimo dei crediti è pari a 100, il minimo per poter operare, 30. La sospensione per un massimo di 12 mesi, risulta ‘obbligatoria’ qualora si siano verificati infortuni mortali per colpa grave del datore di lavoro o suo delegato o dirigente e ‘possibile’ in caso di infortunio che causi inabilità permanente o menomazione irreversibile per colpa grave sempre del datore di lavoro o suo delegato o dirigente. In questo caso scatta una decurtazione di punti, recuperabili attraverso percorsi di formazione. Se lo strumento della patente a punti può essere inteso come “conditio sine qua non” per qualificare le imprese e garantire salute e sicurezza sul lavoro, è altrettanto vero che quanto detto prima, attiene prima di tutto ad una responsabilità sociale e civile non solo del datore di lavoro ma anche del lavoratore stesso che, in campo edile così come in ogni altro contesto lavorativo, deve pretendere il rispetto delle regole ed essere lui stesso strumento affinché qualsiasi normativa venga rispettata. Quindi, la questione è prima di tutto approccio culturale, sano e responsabile senza il quale nella vita, tutto risulta superfluo ed inutile.
Francesca Rita Nardelli