Otto arresti a Taranto: tentarono di assaltare la caserma liberare i parenti

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Lo scorso 8 novembre avevano cercato di assaltare la Stazione dei Carabinieri di Taranto Nord, nel quartiere Paolo VI, nel tentativo di impedire l’arresto di cinque presunti ladri di rame sorpresi a rubare in un immobile in disuso già sede del centro commerciale Mongolfiera, in località “Torre Rossa”. Otto ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite, nella notte, dai carabinieri del Comando Provinciale di Taranto, a carico di quattro uomini e quattro donne che, in quell’occasione, insieme a numerosi familiari si erano radunati in prossimità della Stazione, oltrepassando la recinzione senza riuscire tuttavia ad accedere in caserma. I reati contestati sono resistenza aggravata a Pubblico Ufficiale, danneggiamento aggravato, introduzione illecita in luogo militare e tentativo di procurata evasione.
Degli otto arrestati, si trovano ora in carcere Ivan Lanucara, 21 anni, Giovanni Morrone, di 67, Giovanni Bello, di 18, Luciano Mattesi, 18 anni; sono state poste, invece, ai domiciliari Teresa Secci, 41 anni, Addolorata Mattesi, di 49, Francesca Resta, di 22 e Angela Mignogna, di 63 anni. Risiedono nei quartieri Tamburi e Paolo VI e sono tutti già noti alle Forze dell’Ordine.
Le misure cautelari sono state emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Taranto, Giuseppe Tommasino, su richiesta del sostituto procuratore Ida Perrone sulla base delle indagini della Compagnia Carabinieri di Taranto.
Secondo quanto accertato i facinorosi avevano il chiaro obiettivo di impedire l’arresto dei propri congiunti ed amici che li aizzavano dalla caserma e per questo invasero lo spazio militare. In particolare Ivan Lanucara scavalcò il cancello pedonale e fece irruzione attraverso il cancello carrabile posteriore. Alla forzatura e al danneggiamento di quest’ultimo parteciparono, secondo quanto accertato dagli inquirenti, almeno dieci individui, oltre a Lanucara e Giovanni Bello, anche Teresa Secci, un minorenne, Addolorata Mattesi, Francesca Resta, Angela Mignogna e Giovanni Morrone. Anche in questo caso fondamentale si è rivelata la conoscenza personale da parte dei militari, confermata dal dato obiettivo costituito dalle immagini riprese dal sistema di videosorveglianza.

 

 

 

BELLO GIOVANNI