Operazione “THE OLD” scacco matto dei Carabinieri alla SCU Tarantina, 32 arresti

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Trentadue persone sono finite in manette, questa mattina, all’alba nell’ambito dell’operazione denominata “The Old” condotta dai carabinieri del Reparto Operativo del Comando provinciale di Taranto e della Compagnia di Manduria, coadiuvati nella fase esecutiva dai militari delle Compagnie Carabinieri di Taranto, Massafra, Martina Franca e Castellaneta, con il supporto di un elicottero del 6° Elinucleo Carabinieri Bari Palese ed unità cinofile antidroga ed anti esplosivo del Nucleo Carabinieri Cinofili di Modugno, nonché della Compagnia Intervento Operativo dell’11° Battaglione CC di Bari. A Crispiano, Lizzano e Torricella sono stati eseguiti 32 provvedimenti (19 in carcere, 13 agli arresti domiciliari) emessi dal GIP del Tribunale di Lecce d.ssa Cinzia VERGINE, su richiesta del Sost. Procuratore della Repubblica di Lecce – Direzione Distrettuale Antimafia – dr. Alessio COCCIOLI, nei confronti di altrettanti responsabili, a vario titolo, di “associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsioni, porto e detenzione di armi ed esplosivi. Si è trattato di un vero e proprio “scacco matto” ai vertici della criminalità tarantina che secondo quanto riscontrato durante le indagini, avviate nel mese di aprile 2011 dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Taranto e dirette dalla D.D.A. salentina, aveva stretto alleanza tra il clan LOCOROTONDO di Crispiano ed il clan CAGNAZZO di Lizzano per operare sia nell’area orientale che in quella occidentale. Il sodalizio, unico gruppo di zona, dopo lo scioglimento del clan MELE, si era organizzato con un organigramma criminale di stampo mafioso al cui vertice figurava il pluripregiudicato di Crispiano Francesco Locorotondo di 56 anni, boss indiscusso, conosciuto con il nomignolo di “Scarpa Longa”, già esponente del gruppo MODEO negli anni Novanta e coadiuvato dai fratelli Cagnazzo Cataldo e Giovanni Giuliano, pluri pregiudicati e capi dell’omonimo gruppo criminale, operante a Lizzano, l’ultimo dei quali denominato “Il vecchio” soprannome scelto dagli inquirenti quale nome in codice dell’operazione.
Nell’ordinanza – ha osservato testualmente il G.I.P. “…mai come in questo caso risulta presente tutto il catalogo degli elementi costitutivi rivelatori della mafiosità di un sodalizio criminale …censiti con certezza” . Nel corso delle attività investigative, infatti, oltre a definire le modalità delle attività illecite del clan, sono stati censiti anche: i rapporti tra LOCOROTONDO e i fratelli CAGNAZZO nel riconoscersi come parte integrante del gruppo: tutti gli affiliati, oltre alla collaborazione criminale, infatti, avevano dei rapporti di solidarietà ed usavano chiamarsi con l’appellativo di “cumpà”; ovverosia compare; l’organizzazione di incontri periodici tra i sodali, con veri e propri “summit” nel corso dei quali i fedelissimi prendevano le decisioni più importanti, per lo più nella masseria dei fratelli CAGNAZZO, sita sulla strada che collega Lizzano a Fragagnano e convenzionalmente indicata come “là sopra”, vera e propria “base logistica del sodalizio”; il rigore delle regole interne e la struttura gerarchica con la rigida ripartizione dei ruoli ed in linea con la ritualità delle affiliazioni, con la presenza alle cerimonie di Francesco LOCOROTONDO, dotato del grado criminale di ‘Medaglione con Catena’, massimo livello di affiliazione nell’ambito dell’associazione mafiosa “Sacra Corona Unita”. Il vocabolario degli affiliati comprendeva poi sintomatiche locuzioni, quali “famiglia”, “cupola”, “giuramento”, “società” “appartenenza”, “parrocchia”, estendendosi all’indicazione delle “doti”, intese quali gradi nell’ambito della malavita, con “battesimi”, perlopiù effettuati nella masseria, base del clan, intesi come affiliazione di prima, di seconda, di quarta. A suggellare l’affiliazione il “taglio”, piccola ferita con sanguinamento che suggellava il patto tra mafiosi e la correlata acquisizione del “diritto di parola” in seno al sodalizio.
Significativo anche il linguaggio criptico per indicare lo stupefacente (eroina, cocaina e hashish) diventavano il “movimento”, “prodotto da vendere”, “cose”, l’espressione “sono rimasto a piedi” per dire che la droga da vendere era finita; “panetta”; “libretto della moto”; “chiavi”, “pila”, “macchina”, “C.D.”, “pezzo”, “storia”.
Nell’operazione sono stati coinvolti anche tre appartenenti al disciolto clan MELE, intercettati in quanto avversi all’egemonìa dei CAGNAZZO su Lizzano. I destinatari delle misure in carcere sono stati condotti presso la casa circondariale di Taranto (19), mentre gli altri accompagnati presso le rispettive abitazioni. Nel corso delle perquisizioni odierne sono stati sequestrati 54 gr. di cocaina e recuperate due pistole. Il blitz ha richiesto l’impiego di ben 150 militari. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa che ha visto la partecipazione del procuratore distrettuale antimafia di Lecce Cataldo Motta, del sostituto Alessio Coccioli e del comandante provinciale dei carabinieri di Taranto colonnello Daniele Sirimarco.

Accusati del reato di cui all’art. 416 bis c. 1,2,4 e 5 c.p. ( per aver fatto parte di un’associazione di stampo mafioso denominata “sacra corona unita” finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti ed in particolare, traffico organizzato di sostanze stupefacenti, delitti contro il patrimonio e delitti in materia di porto e detenzione di armi) sono:
1. Francesco Locorotondo, 56 anni di Crispiano, alias “scarpa longa”, pastore;
2. Giovanni Giuliano Cagnazzo, 60 anni di Lizzano, pastore;
3. Cataldo Cagnazzo, 58 anni di Lizzano;
4. Salvatore D’Ettorre, 44 anni originario di Veglie, residente a Lizzano, imprenditore;
5. Angelo Massaro, 35 anni originario di Grottaglie, residente a Lizzano;
6. Gaetano Panariti, 31 anni, originario di Taranto, residente a Lizzano;
7. Adriano Pappadà, 57 anni, originario di Taranto, residente Lizzano;
8. Fabio Cesare Pauli, 37 anni, originario di Manduria, residente a Lizzano;
9. Francesco Saracino, 39 anni, originario di Taranto residente a Lizzano;
10.Angelo Scorrano, 30 anni, originario di Taranto, residente a Lizzano;
11.Pasquale Gualano, 28 anni, originario di Taranto, residente a Torricella;

Accusati del reato di cui all’art. 74 c. 1,2,3 e 4 del d.p.r. 309/90 (per aver fatto parte di un’associazione armata finalizzata alla commissione di reati inerenti gli stupefacenti) sono:
1. Paolo Marangi, 30 anni, originario di Taranto, residente a Torricella;
2. Stefano Marangi, 45 anni, originario di Lizzano, residente a Torricella;
3. Valerio Panariti, 39 anni, originario di Taranto, residente a Lizzano;
4. Gianluca Rizzo, 40 anni, originario di Taranto, residente a Lizzano;
5. Mario Toma, 46 anni di Lizzano;
6. Augusto Filareti, 35 anni, originario della Francia, residente a Lizzano;

Sono stati posti agli arresti domiciliari:
7. Angelo Altamura, 24 anni, originario di Taranto, residente a Lizzano;
8. Carlo Antonucci, 30 anni, originario di Taranto, residente a Lizzano;
9. Alessandro Borraccino, 34 anni, originario di Grottaglie, residente a Lizzano;
10. Damiano Cataldo, 25 anni, originario di Taranto, residente a Lizzano;
11. Marco De Mauro, 30 anni, originario di Manduria, residente a Torricella;
12. Cosimo Lacaita, 39 anni, originario di Taranto, residente a Torricella;
13. Catia Lenti, 32 anni, originaria della Germania, residente a Lizzano;
14. Antonio Li Pomi, 35 anni, originario di Taranto, residente a Lizzano;
15. Alberta Matino, 30 anni, originaria di Taranto, residente a Lizzano;
16. Damiano Mele, 36 anni, originario di Taranto, residente a Lizzano;
17. Daniele Pastorelli, 32 anni, originario di Manduria, residente a Lizzano;
18. Enrico Pozzessere, 33 anni, originario di Taranto, residente a Lizzano;
19. Alessandro Scorrano, 26 anni, originario di Grottaglie, residente a Lizzano.

Accusati del reato di cui all’art. 10 – 12 l. 14.10.74 nr. 497 (per aver illegalmente detenuto e portato in luogo pubblico una pistola) sono:
1. Antonello Zecca, 35 anni, originario di Taranto, residente a Lizzano;
2. Giuseppe Lumaca, 32 anni, originario di Taranto, residente a Lizzano.