Operazione “Piovra 2”. Pretendevano “rispetto” da mitilicoltori e pescivendoli: sei arresti.

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Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata all’estorsione in danno di titolari di impianti di mitilicoltura e di pescherie

del capoluogo e della provincia ionica, oltre che del furto aggravato di prodotti ittici, i destinatari di sei provvedimenti cautelari (1 in carcere e 5 agli arresti domiciliari) eseguiti alle prime ore di questa mattina dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Taranto ed i militari della Capitaneria di Porto–Guardia Costiera tarantina, nel capoluogo ionico e nel comune di Statte.
E’ il risultato della prosecuzione delle indagini che già il 27 aprile del 2016 avevano portato all’operazione “Piovra” con l’arresto di 13 persone, accusate di vessare gli operatori ittici, tra cui i fratelli Damiano, Giovanni e Massimo RANIERI, tutti pregiudicati tarantini, quest’ultimo accusato di minaccia aggravata nei confronti di un mitilicoltore che aveva tentato di sottrarsi con alcuni colleghi al giogo estorsivo, promuovendo un servizio di guardiania sugli impianti di coltivazione.
Le intercettazione dei colloqui dei detenuti presso la Casa Circondariale di Taranto, a partire dal successivo mese di maggio 2016, avevano accreditavano l’ipotesi che il fenomeno non fosse stato del tutto debellato e che fosse invece in atto, da parte di soggetti vicini agli arrestati, la prosecuzione di estorsioni e furti in danno degli imprenditori ittici. Dai colloqui con familiari di Massimo RANIERI, alias “Gorilla”, è così emerso come l’attività illecita fosse passata nelle mani di Cosimo RANIERI, 27 anni, alias “Cioccolata” figlio del detenuto Damiano, che, facendo valere una sorta di “diritto ereditario”, spendendo il nome del padre e con il pretesto del pagamento delle spese legali, avvicinava i miticoltori pretendendo la consegna di denaro ed in qualche occasione anche di mitili da rivendere in nero, minacciando in caso di diniego, il furto del prodotto dagli impianti.
Lo scenario mutava con la scarcerazione, avvenuta il 27 luglio 2016, di Massimo RANIERI, 42 anni, il quale, dopo un brevissimo periodo di assestamento, estrometteva il nipote Cosimo dal giro delle estorsioni, promuovendo e costituendo un’autonoma associazione per delinquere composta dalla moglie 42enne e dai due figli gemelli 19enni ed allargata al collaboratore Rodolfo FIORINO, 31enne, unico componente “esterno” del sodalizio, tutti incensurati.
Il RANIERI, dunque, coordinava l’attività, indicando i nomi delle vittime, dalle quali pretendeva “il rispetto” (da qui il nome dell’operazione) e dirigendo i propri sodali a riscuotere il denaro con cadenza settimanale. La moglie Elisa SCRIMA fungeva da raccordo, fornendo telefonicamente le necessarie istruzioni al FIORINO ed ai figli Cosimo e Simone, gli “esattori” dell’organizzazione. La donna assolveva inoltre alle mansioni di “tesoriera” degli illeciti proventi del gruppo.
Se richiesto dalle circostanze, il “Gorilla” interveniva di persona per condurre a più miti consigli coloro che non erano intenzionati a pagare o consegnar pesce e frutti di mare, violando le prescrizioni imposte dal suo status di sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di Statte, sino al trasferimento del proprio domicilio a Taranto.
Estromesso dalle riscossioni estorsive, per compensare i mancati guadagni, il nipote Cosimo RANIERI, aveva avviato un’attività di pusher nel Rione Tamburi e in Città Vecchia.
Le indagini dei Carabinieri e della Guardia Costiera, oltre che mediante intercettazioni, si sono svolte con complessi servizi di osservazione video-fotografica eseguiti da terra ed a bordo di natanti, che hanno consentito anche di immortalare i momenti in cui, secondo un consolidato “modus operandi” documentato anche nell’operazione “Piovra”, venivano riscosse le somme pretese non solo dai mitilicoltori, ma anche di titolari di pescherie del capoluogo e dell’hinterland.