Operazione “Bad Cheque” arrestati quattro usurai

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Un’associazione a delinquere finalizzata all’usura e all’estorsione è stata stroncata all’alba ad Aradeo dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Lecce che hanno eseguito 4 ordinanze di
custodia cautelare agli arresti domiciliari e sequestrato beni stimati 10 milioni di Euro.
Nome in codice dell’operazione “BAD CHEQUE”. Le indagini, scattate grazie alle denunce sporte da alcune vittime, dirette dal Procuratore della Repubblica Dr. Cataldo Motta e dal Sostituto Procuratore Dr. Alessio Coccioli – hanno consentito di smascherare la pericolosa associazione a delinquere. A guidare il sodalizio era il direttore di un locale istituto finanziario che si avvaleva degli stessi dipendenti dell’istituto, per lo più legati da vincoli di parentela, per svolgere l’attività di usura, esercizio abusivo della raccolta del risparmio e per recuperare con atteggiamento estorsivo i capitali prestati. In manette sono finiti Carmine Minerba, 83 anni; Antonio Minerba, 57 anni; Massimo Minerba, 44 anni (gli ultimi due sono figli di Carmine; Massimo è latitante); Aurora Pepe, 56 anni (moglie di Antonio), tutti di Aradeo. E ancora: Roberto Giuri, 51 anni, di Neviano. Altre due persone risultano indagate a piede libero.
Le complesse indagini, condotte dal Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata di Lecce ed eseguite anche attraverso intercettazioni telefoniche, hanno evidenziato come tale consorteria criminale avesse posto la propria base operativa all’interno della società di intermediazione finanziaria, per mezzo della quale riusciva ad avvicinare imprenditori della zona in grave stato di bisogno ed a cui era di norma precluso l’accesso agli ordinari canali bancari, proponendo finanziamenti a tassi di interesse elevatissimi, anche superiori al 140% annuo, mediante lo “sconto” di assegni post-datati e l’acquisizione
di idonee garanzie, quali cambiali, assegni emessi da terzi garanti e, spesso, anche beni immobili di rilevante valore come abitazioni o locali commerciali.
Le vittime, per lo più residenti nei comuni di Neviano, Nardò, Galatone, Gallipoli, Parabita, e Galatina, non
potendo corrispondere puntualmente gli elevati interessi, erano costrette a sostituire gli assegni non coperti alla scadenza con nuovi titoli, coinvolgendo nel torbido e vorticoso meccanismo parenti od amici, il tutto a vantaggio del sodalizio che così vedeva accrescere la propria influenza ed il relativo giro d’affari illecito.
Allo scopo di ottenere il pagamento degli interessi, gli indagati non disdegnavano di minacciare azioni
esecutive sui titoli offerti in garanzia, ovvero sui beni delle vittime, mettendo in atto vere e proprie estorsioni nei confronti delle vittime.
La ricostruzione dei fatti dell’indagine, che ha interessato il periodo compreso tra il 2008 ed il 2012, ha
consentito di individuare molteplici episodi usurai nei confronti di 8 vittime e di determinare le somme che complessivamente venivano concesse in prestito in oltre 4 milioni e 400 mila euro.
Gli accertamenti svolti sulla compagine societaria dell’istituto e sulla sua clientela, hanno inoltre consentito di rilevare che, negli anni passati, alcune operazioni di sconto assegni erano state eseguite anche in vantaggio di esponenti del “Clan Coluccia”, associazione mafiosa appartenente alla Sacra Corona Unita. Esponenti che erano riusciti nel tempo, ad infiltrarsi nella consorteria, direttamente o tramite congiunti, detenendo quote
di partecipazione della S.p.A.. Ad aggravare la posizione degli indagati, in aggiunta alle condotte usuraie ed estorsive, è stato accertato inoltre che la finanziaria operava sul territorio, senza le autorizzazioni di legge, come una vera e propria banca, procedendo nella raccolta abusiva del risparmio da ignari clienti che affidavano i propri averi all’istituto accendendo libretti personali di deposito. Con tale ulteriore raccolta di danaro il sodalizio finanziava le proprie attività illecite investendo tali disponibilità nelle conclamate attività
usuraie.
Fondamentale per la riuscita dell’operazione la collaborazione degli usurati. Al termine delle indagini svolte, è stato anche disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dell’ingente patrimonio accumulato dall’organizzazione, complessivamente stimato in oltre 10 milioni di euro, per la cui ricostruzione è intervenuto in supporto anche il Servizio Centrale Investigativo Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza con sede in Roma, accertando come tali investimenti fossero stati finanziati con apporto di capitali che non hanno trovato giustificazione nei redditi dichiarati e nelle attività svolte dagli indagati e dai loro familiari.
Si tratta di: – 1 società di capitali; – 3 locali commerciali; – 4 appartamenti, tre dei quali muniti di box;
– 5 autoveicoli; – 18 rapporti bancari/postali.
L’istituto finanziario e gli altri beni posti sotto sequestro sono stati affidati all’Amministrazione di un custode giudiziario appositamente nominato dal Tribunale di Lecce.