Oltre 600 tonnellate di rifiuti smaltiti illecitamente tra Taranto e Lecce: 13 arresti. (anche a Manduria) I nomi.

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Un traffico illecito di  ingenti quantità di rifiuti, urbani ed industriali, anche di tipo pericoloso, provenienti prevalentemente  dalla Campania e dirette per lo sversamento in Puglia, in particolare nelle province di Lecce e Taranto, dove venivano smaltiti previo sversamento sul suolo con successivo “tombamento”, oppure abbandonati all’interno di capannoni industriali in disuso e successivamente dati alle fiamme.

E’ quanto emerso dall’indagine, denominata “All Black” e coordinata dalla Procura della Repubblica- DDA di Lecce, che ha portato questa mattina all’arresto di 13 persone (10 in carcere e 3 ai domiciliari) ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata all’ illecito smaltimento di rifiuti. Sono stati inoltre posti sotto sequestro  2 automezzi e, per equivalente, beni per più di 200.000 euro.

L’indagine, che deriva dalla riunione di due distinte attività investigative seguite dai Carabinieri del NOE di Torino e Lecce e dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Taranto,  vede indagate a vario titolo 44 persone ed una società campana di trattamento dei rifiuti.

 

L’attività dei Carabinieri del NOE è partita nel maggio 2018 dal sequestro, operato dai Carabinieri della Stazione di Leinì (TO) e del Gruppo Carabinieri Forestali di Torino,  di un autotreno che aveva effettuato uno scarico illecito di rifiuti nella campagna di Lombardore (TO).

Veniva così individuato un gruppo di faccendieri di Lecce e Taranto i quali, ognuno con un proprio ruolo e creando società fittizie dotate di false autorizzazioni, offrivano siti inesistenti per lo smaltimento di rifiuti per il tramite di una società di intermediazione di rifiuti piemontese, non iscritta all’albo gestori rifiuti.

Tra questi intermediari e alcune aziende, attive nel trattamento dei rifiuti, site nel torinese e nel bresciano iniziavano allora tutta una serie di contatti allo scopo di far confluire ingenti quantitativi di rifiuti in alcune località del leccese e del tarantino. Le difficoltà organizzative e i rischi nel far affrontare così lunghi viaggi ai rifiuti in una situazione di completa illegalità, avevano fatto sorgere  contrasti tra gli organizzatori, determinando, così, la scissione del gruppo pugliese con i broker piemontesi.

Il sodalizio pugliese si organizzava per creare un’altra direttrice di traffico reperendo con successo produttori di rifiuti nell’area ben più accessibile del casertano e del reggino.

 Su questa nuova direttrice di traffico investigata dai  Carabinieri si sovrapponeva una parallela attività della Guardia di Finanza di Taranto. Dopo i sequestri di rifiuti effettuati dai Carabinieri nelle campagne di Lecce e Surbo (LE), le indagini sul “traffico pugliese” fino ad allora svolte dalla  DDA della Procura della Repubblica di Torino passavano alla DDA di Lecce andando ad aggiungersi a quelle analoghe condotte dalla Guardia di Finanza di Taranto che avevano permesso di far emergere un ingente traffico illecito di rifiuti che un  gruppo criminoso gestiva nel territorio jonico mediante false autorizzazioni che attestavano la disponibilità, da parte di società di comodo,  di impianti autorizzati per il trattamento dei rifiuti o di siti abilitati allo stoccaggio.

  

Un traffico illecito complesso e con dinamiche articolate realizzato con il contributo fornito, ognuno per la loro parte, da un gran numero di persone tra produttori, trasportatori, intermediari, riceventi, deputati allo scarico e alla ricerca dei siti ove “tombare” i rifiuti etc.

L’attività svolta ha chiaramente documentato come lo smaltimento illecito di rifiuti abbia generato un danno ambientale di rilevanti proporzioni, essendo state illecitamente smaltite più di 600 tonnellate di rifiuti speciali, anche di tipo pericoloso, generando, altresì, una concorrenza sleale tra le aziende produttrici del medesimo rifiuto.

L’organizzazione forniva infatti un’alternativa di smaltimento dei rifiuti destinati al mercato cinese  con costi di trasporto più contenuti e minori rischi di controllo da parte delle Forze di Polizia lungo il tragitto.

Complessivamente sono stati individuati e documentati 28 conferimenti illeciti per un totale complessivo di più di 600 tonnellate di cui almeno 142 tonnellate classificate come rifiuti pericolosi.

Nel corso delle indagini sono stati eseguiti, nella flagranza del reato, sei sequestri di rifiuti, in procinto di essere sversati in capannoni e cave ubicate nelle province di Taranto e Lecce oltre alla ricostruzione documentale di numerosissimi sversamenti effettuati attraverso la falsificazione dei relativi FIR nonché la clonazione di autorizzazioni amministrative.

Per quanto riguarda l’origine dei rifiuti (plastiche, gomme, ingombranti, guaine catramate e fanghi,) gli stessi provenivano in massima parte da un’azienda autorizzata al trattamento sita a Sparanise (CE) che, grazie a questo sistema, riusciva ad abbattere fortemente i costi di gestione.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata eseguita nei confronti di: Salvatore Coscarella, 76 anni di Cosenza; Nestore Coseglia, 55 anni di Marano di Napoli; Davide D’Andria, 40 anni, di Taranto; Luca Dicorrado, 32 anni, di Taranto; Luca Grassi, 48 anni di Lecce; Claudio Lodeserto, 65 anni di Lecce; Oronzo Marseglia, 57 anni di San Vito dei  Normanni (BR); Palmiro Mazzotta, 74 anni di Surbo, originario di Carmiano (LE); Roberto Scarcia, 66 anni, di Taranto; Francesco Sperti, 56 anni di Manduria. Agli arresti domiciliari sono finiti: Biagio Campiglia, 42 anni di San Pietro al Tanagro (SA) Franco Giovinazzo, 31 anni di Siderno (RC); Antonio Limuli 51 anni di Palermo.