Nardò: un villaggio solidale contro sfruttamento caporalato

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A Nardò prende forma il villaggio solidale per garantire condizioni di vita dignitose agli immigrati che lavorano in campagna. Presenti nel nuovo campo per la consegna delle strutture igieniche era presente il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, insieme al Sindaco Pippi Mellone. “Nel nuovo campo di accoglienza ad Arena Serrazze che il Comune di Nardò sta allestendo – spiega Cantele – abbiamo consegnato 12 moduli igienici e 6 docce, grazie ai fondi raccolti con la campagna di Coldiretti e Focsiv, per dare ospitalità agli immigrati, sottraendoli allo sfruttamento del caporalato con un regolare contratto di lavoro per la raccolta stagionale.”
Vergognose le attuali condizioni igienico sanitarie in cui vivono gli immigrati a pochi metri dal nuovo campo, la ex falegnameria divenuta una baraccopoli che sarà a breve fortunatamente smantellata.
“Occorre combattere senza tregua il becero sfruttamento che colpisce spesso la componente più debole dei lavoratori agricoli, con pene severe e rigorosi controlli, – prosegue il Presidente di Coldiretti Puglia – ma serve una grande azione di responsabilizzazione di tutta filiera, dal campo alla tavola, per garantire che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali, ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una equa distribuzione del valore che non è possibile se le arance nei campi sono sottopagate a 7 centesimi al chilo e i pomodori poco di più”.

Le donazioni raccolte attraverso la campagna di Focsiv e Coldiretti ‘Abbiamo Riso per una cosa seria’ saranno utilizzate per realizzare in Puglia, di concerto con la Regione, un villaggio degno di accogliere i lavoratori dei campi.

“L’introduzione del principio di corresponsabilità dal campo allo scaffale – aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – è una importante novità positiva nella lotta al caporalato che si alimenta dalle distorsioni lungo la filiera, dalle distribuzione all’industria per arrivare a sottopagare i prodotti nelle campagne. – Corsetti conclude ricordando – “Non va certamente più rinviata l’operazione di trasparenza e di emersione, mettendo a punto un patto di emancipazione dell’intero settore agricolo in grado di distinguere chi oggi opera in condizioni di sfruttamento e di illegalità da chi produce in condizioni di legalità come dimostrano i 322mila immigrati, provenienti da ben 169 diverse nazioni, assunti regolarmente in agricoltura (Dossier statistico immigrazione 2014 – Rapporto Unar).”

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