Mucche abbattute: Coldirettti chiede chiarezza

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70 mucche di un’azienda zootecnica di Massafra, sita a un chilometro dall’inceneritore e a pochi chilometri dall’Ilva, sono state abbattute perchè contaminate da diossina. A chiedere che si faccia chiarezza circa l’ennesimo abbattimento di bestiame è il
Presidente di Coldiretti, Gianni Cantele, sollecitando l’erogazione degli indennizzi promessi.
“Non possiamo accettare che continuino ad essere abbattuti animali senza avere assoluta certezza circa la reale contaminazione di tutti i capi di bestiame e la causa dell’inquinamento.- afferma – E’ un affronto al territorio tarantino ed una ferita che continua a sanguinare. Non accettiamo i giochi fatti sulla pelle del tessuto produttivo tarantino. Del resto se da un lato, dopo anni di denunce e allarmi rimasti inascoltati, finalmente sono stati accesi i riflettori sul disastro ambientale causato dall’ILVA, di contro si ipotizza il raddoppio dell’inceneritore di Massafra, l’ENI lavora al nuovo progetto per la centrale Enipower all’ombra del progetto ‘Tempa Rossa’ e si assiste alla trasformazione della Cementir nell’ennesima enorme discarica. Chiediamo, senza se e senza ma, – aggiunge Cantele – che la Regione Puglia decida una volta per tutte di puntare sulla reale vocazione del territorio tarantino, individuando opportunità di sviluppo, in modo da decidere quali percorsi intraprendere per tutelare al meglio gli imprenditori agricoli e i cittadini-consumatori”.

“Forse per qualcuno – continua imperterrito il Presidente di Coldiretti Taranto, Alfonso Cavallo – l’agricoltura, la pesca, il turismo e l’agroalimentare di qualità non sono componenti fondamentali ed essenziali per lo sviluppo della provincia Jonica. Coldiretti non accetta che si perseveri con strategie che non tengano in dovuto conto esigenze e bisogni delle comunità interessate. La Coldiretti si costituirà parte civile in tutti i procedimenti tesi ad accertare responsabilità in ciò che sta accadendo, per tutelare le imprese agricole che, oltre ad essere coinvolte loro malgrado nella difficile vertenza ambientale che ha ferito duramente il territorio della provincia di Taranto, registrano pesanti perdite in termine di immagine e di reddito”.

Con una superficie totale di 31.657 ettari, l’agricoltura jonica riesce a raggiungere mediamente una Produzione Lorda Vendibile di 470 milioni di euro e rappresenta una realtà economica importante per l’intera regione. Essa inoltre raggiuge punte di eccellenza nei comparti dell’uva da tavola e da vino, orticolo, agrumicolo e del lattiero-caseario, e in pochi anni si è vista riconoscere l’alta qualità dei propri prodotti, legata a storia e tradizioni, ottenendo 6 DOC ‘Aleatico’, ‘Primitivo di Manduria’, ‘Lizzano’, ‘Martina Franca’, ‘Locorotondo’, ‘Colline Joniche Tarantine’ e due IGT ‘Tarantino’ e ‘Valle d’Itria’ per i vini, 1 DOP ‘Terre Tarentine’ per l’olio e rientrando a pieno titolo, con le sue produzioni, nella lista dei prodotti agroalimentari pugliesi riconosciuti ‘tradizionali’ dal Mipaf.

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