Messaggio del vescovo Mons. Pisanello ai pellegrini del Santuario di San Cosimo

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“Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te;
non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. (Luca 15, 18-19)
Caro Amico Pellegrino,
ti do il benvenuto in questa città di Oria che custodisce, nella propria Cattedrale e nel Santuario di San Cosimo alla Macchia, le reliquie dei Santi Medici.
Cosa ti ha spinto a metterti in cammino verso questo santo luogo? La mia non è curiosità, né tanto meno intendo fare un’indagine sulle motivazioni che spingono i fedeli, come te, a muoversi verso un luogo di spiritualità. Desidero solamente offrirti una Parola di vita che possa dare senso a ciò che stai vivendo, magari con sacrificio, difficoltà e, forse, nel dolore.

Le parole del figlio minore della parabola dell’evangelista Luca, cap. 15, sono quanto mai illuminanti sul significato del pellegrinaggio.

Questo giovane era partito da casa del padre, dopo aver preso la sua eredità, per vivere nell’indipendenza, nell’autonomia assoluta, in una vita lontana dai canoni del buon vivere. Una vita che aveva l’apparenza della libertà e, quindi, della spensieratezza e della gioia. Solo quando sono finiti i soldi si è accorto dell’illusione in cui era caduto: che grande delusione! Più nessun amico, nessuno che volesse aiutarlo anche solo a sfamarsi. Eppure lui era stato molto prodigo, aveva dato a tutti, non si era risparmiato nello spendere il patrimonio del padre. Che delusione!
Ma è proprio questa delusione che gli permette di considerare quale vita aveva vissuto in casa del padre, quali privilegi gli erano toccati in sorte. E allora ecco la decisione che gli ridona la voglia di vivere: “Mi alzerò, andrò da mio padre”!
Ecco il primo movimento di chi si mette in cammino, di chi vuole compiere un pellegrinaggio: bisogna alzarsi! Il verbo greco usato da San Luca ha la stessa radice del verbo “risorgere”. È proprio così: bisogna risorgere! Il pellegrinaggio è un movimento di resurrezione, di vita nuova che solo Dio può donare.

Mio caro Amico pellegrino,
desidero dirti che la meta del tuo pellegrinaggio è proprio la resurrezione, è proprio la vita nuova che qui potrai ricevere. Fermati a considerare nella preghiera quali attenzioni Dio Padre ti ha riservato nella vita sin qui vissuta, quale rispetto delle tue scelte, anche quando queste sono poi risultate deludenti. Pensa a come potresti aver sprecato i tuoi beni: il tuo tempo dietro cose che non danno felicità; il tuo cuore dietro amori che imprigionano e rendono schiavi; la tua intelligenza dietro progetti irrealizzabili; i tuoi soldi dietro oggetti effimeri, che oggi ti sembrano essenziali e domani scopri che potevi farne a meno.

“Alzati”, non guardare i tuoi piedi, guarda lontano, fissa lo sguardo su tuo Padre che ti aspetta e che, quando decidi di tornare, come stai facendo con questo pellegrinaggio, Egli ti corre incontro e ti abbraccia e fa festa perché sei tornato.

“Alzati” dalla situazione in cui ti sei messo e inginocchiati di fronte al confessore: sperimenterai l’abbraccio vivificante di Dio. Ti sentirai rinascere, e realmente sarai rinato perché la grazia che Dio vuole donarti, ti inonderà, guarirà le tue ferite, perdonerà i tuoi peccati. Sarai risorto!

“Alzati” e accostati all’Eucarestia: è il banchetto di festa che il Padre stava preparando mentre tu dilapidavi il suo patrimonio. Nutriti di Gesù perché tu possa avere in te stesso la sua gloriosa vita: questo cibo ti darà la forza necessaria per ogni tipo di scelta sei chiamato a fare. Sarai risorto!

“Alzati” e va incontro ai tuoi fratelli: la ritrovata relazione con loro ti farà sentire nuovamente a casa, ti farà sentire nuovamente in famiglia. Sarai risorto!

“Alzati” e va dai Santi Medici: sono pronti ad accogliere la tua preghiera per offrirla alla Santissima Trinità. Sono pronti a farti sentire quanto siano interessati alla tua storia, alle tue difficoltà, alle tue sofferenze. Sono pronti ad indicarti la via del Vangelo, l’unica che guarisce! Sarai risorto!

Ti assicuro il conforto della mia preghiera per te e della benedizione del Signore, che volentieri invoco su di te e sui tuoi cari, e ti prego di portare il mio saluto e la mia benedizione agli ammalati che sono in casa e agli anziani che non son potuti venire. Ti chiedo di pregare anche per me.

Vincenzo, vescovo di Oria