Manduria: Omicidio Massari. Nomi, foto e dettagli ricostruiti dai Carabinieri

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Quattro persone, ritenute responsabili a vario titolo dell’omicidio del fruttivendolo Antonio Massari 40 anni di Manduria, sono state arrestate all’alba dai Carabinieri del Reparto Operativo di Taranto e dai militari della Compagnia di Manduria (TA). In manette è finito Luigi DALEMMO, 21 anni, originario di Brindisi accusato di omicidio preterintenzionale condotto presso il Carcere di Taranto. Loredana Tondo, 24 anni fidanzata di Dalemmo, Antonia Piccinni, 42 anni madre della ragazza e A.D. 52 anni, tutti e tre di Manduria, per il reato continuato di favoreggiamento personale del giovane sono posti agli arresti domiciliari.
Le Misure Cautelari emesse su richiesta del Sostituto Procuratore Dott.ssa Antonella DE LUCA sono state firmate dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Taranto – Dott. Pompeo CARRIERE.

Antonio Massari fu accompagnato e abbandonato, intorno alle 18 del 7 Febbraio 2013 in gravi condizioni dinnanzi all’Ospedale Giannuzzi di Manduria da due individui al momento ancora non identificati. inizialmente si pensò che il fruttivendolo fosse stato investito da qualche auto pirata o picchiato selvaggiamente. I medici rilevarono escoriazioni al capo, ferite alle mani, e varie lesioni addominali e lombo-sacrali. Un immediato peggioramento del quadro clinico dell’uomo portò in serata al suo trasferito presso il reparto di Neurochirurgia del SS Annunziata di Taranto. Il decesso avvenne dopo nove giorni di agonìa, senza che l’uomo avesse mai ripreso conoscenza e senza aver avuto la possibilità di rilasciare dichiarazioni alla P.G.

La svolta nelle indagini fu determinata dal ritrovamento, nelle prime ore della mattina successiva al ricovero, dell’auto della vittima. Il veicolo, con i finestrini semiaperti e senza sicure alle portiere, era stato precariamente parcheggiato nei pressi di un deposito di legna condotto da due donne Antonia PICCINNI e dalla figlia Loredana TONDO, rispettivamente moglie e figlia di Pietro TONDO, da tempo detenuto, legato alla criminalità organizzata manduriana facente capo al noto boss Vincenzo STRANIERI, anch’esso da tempo in carcere.
Nel deposito lavorava saltuariamente anche il fidanzato della ragazza Luigi DALEMMO. Nelle testimonianze raccolte subito dai militari, in linea con altre che sarebbero state poi acquisite o integrate in seguito, le lesioni di Antonio MASSARI si attribuivano a terze persone.
Unica certezza, per gli inquirenti, il luogo di rinvenimento dell’auto. Nelle sue dichiarazioni Luigi DALEMMO affermò di essere stato lui a contattare telefonicamente Antonio MASSARI tramite il telefono del fratello con il quale, in quel momento, si trovava presso il mercato ortofrutticolo di Francavilla Fontana per invitarlo a recarsi presso il deposito. Motivo della “convocazione”, a sua detta, era l’intento di chiarire personalmente alcuni apprezzamenti ritenuti troppo confidenziali nei confronti della propria ragazza. L’incontro secondo il racconto di Dalemmo si concluse “pacificamente”. Antonio Massari si sarebbe poi allontanato a bordo di una vettura di passaggio, lasciando sul posto la propria.
Gli inquirenti a questo punto hanno iniziato ad esaminare il fitto traffico telefonico e la conseguente geolocalizzazione consentita dalle celle. Grazie a questi dati è stato individuato l’arco temporale in cui si sarebbe svolto il delitto: 30 minuti a partire dall’arrivo di MASSARI al deposito (presumibilmente ore 17:11) sino all’accettazione in ospedale avvenuta alle ore 17:45. Altri elementi utili alle indagini sono giunti dall’esame del medico legale sulla natura delle lesioni riportate dalla vittima. L’esperto sin da subito attribuiva il violento trauma ad una caduta all’indietro da un’altezza di alcuni metri. Massari in pratica aveva sbattuto la parte posteriore del tronco e del cranio contro una superfice piana a larga base. Ritenendo compatibile in tal senso il deposito, i militari della Sezione Investigazioni Scientifiche del Reparto Operativo CC di Taranto, insieme al medico legale incaricato Dott. Marcello CHIRONI supportato da un ingegnere, consulente tecnico del P.M., hanno effettuato un sopralluogo che ha individuato precisamente la rampa interrata alta circa tre metri quale luogo della caduta. Nella relazione finale dell’esame autoptico il medico legale ha confermato tale indicazione ricostruendo la caduta che prima provocò anche traumi al sopracciglio sinistro, sulle nocche della mano sinistra e sugli avambracci, ove, in particolare, c’erano segni tipici di un “afferramento”.
Non c’erano più dubbi su quanto accaduto e sull’autore dell’omicidio. L’incontro evidentemente non si concluse in maniera pacifica, come raccontato da Dalemmo, ma degenerò in una violenta aggressione nel corso della quale Massari precipitò dalla rampa cadendo all’indietro e procurandosi le lesioni poi risultate mortali.
Le indagini hanno fatto emergere inoltre un’articolata e continuata attività di favoreggiamento attuata dalla fidanzata del presunto omicida e dalla madre di quest’ultima che avrebbero fornito false informazioni. Conseguentemente a quanto accaduto fu fatto sparire inoltre l’hard disk destinato alla registrazione del sistema di videosorveglianza collegato con la casetta che funge da ufficio e con l’attigua abitazione ben orientato sul luogo dell’aggressione. In aggiunta a ciò, forti del potenziale intimidatorio legato all’appartenenza ad una famiglia nota per i legami con la criminalità, hanno condizionato le versioni degli operai che quel giorno erano a lavorare nel deposito, alcuni dei quali sono arrivati a negare qualsiasi legame di natura extralavorativa, nei confronti sia della famiglia dei datori di lavoro che di quella della vittima.

Ritenendo vi fosse un serio pericolo di inquinamento delle prove, l’A.G. ha ritenuto di far scattare gli arresti. In merito al reato contestato a Dalemmo che è di omicidio preterintenzionale, anche sulla scorta del referto autoptico, pervenuto dopo la contestazione formale, che ha evidenziato ferite da difesa, non è escluso che l’accusa per l’omicida possa essere modificata in omicidio a titolo di dolo eventuale.