Manduria. “Robinie di viale Mancini: quale il loro reale futuro tra riflessioni e decisioni”
Il progetto di rigenerazione urbana, avviato dall’Amministrazione Comunale di Manduria, è al centro di continue riflessioni espresse da associazioni e singoli cittadini.
Nando Mazza, rappresentante del Comitato per Viale Mancini, ascoltando l’intervista al consigliere di opposizione Agostino Capogrosso in occasione del nostro format Palcoscenico, contenuti e riflessioni…esprime personali considerazioni:
“A proposito del cd Piano di Rigenerazione Urbana che interessa Viale Mancini, l’Ing. Agostino Capogrosso, mi sembra giustificare l’abbattimento di 150 alberi perché qualcuno di loro avrebbe rotto il marciapiede, immaginando che debba essere la natura ad adeguarsi all’opera dell’uomo e non il contrario! Mi chiedo se non sia proprio il nostro atteggiamento a distruggere il Pianeta! Inoltre, l’affermazione secondo la quale ci sarebbe il rischio di perdere il finanziamento se si procedesse ad una revisione del progetto anche in corso d’opera, circostanza per altro prevista e consentita dal Pnrr, non mi sembra appunto veritiera in quanto, l’unico vincolo esistente, è che i lavori debbano essere ultimati entro la scadenza del 31 dicembre 2024, data, appunto, entro la quale basterebbe ultimare almeno il 30% dei lavori previsti, compresi quelli del mercato coperto già iniziati, per non perdere i finanziamenti”.
Le perplessità sul progetto e sulle dichiarazioni fatte dal consigliere Capogrosso, destano al rappresentante Mazza, riflessioni che riguardano in maniera esclusiva il concetto di “albero”:
“Si mettono questi poveri alberi sul banco degli imputati con una sentenza di morte già scritta” perché “ si arriva addirittura a definirli ormai al termine del loro ciclo vitale, senza una relazione sul loro reale stato di salute a cura di un professionista qualificato che, ovviamente, dovrebbe essere un agronomo! Quale quindi la loro colpa? Quella di continuare a crescere e rompere il marciapiede? ma se crescono vuol dire che sono ancora vitali, perciò meritevoli di ben altra sorte rispetto a quella di una sostituzione etnica con altra specie, come se non fossero degli esseri viventi. Leggendo la relazione descrittiva, il progettista scrive che vanno sostituiti perché “in pessimo stato manutentivo”, dunque non perché ammalorati e irrecuperabili: condizioni, queste ultime, indispensabili per giustificarne l’abbattimento”. A questo punto, lo stesso Mazza porge una domanda: “Non si potrebbe programmare subito, di concerto con un esperto, un serio programma di manutenzione e cura? La spiacevole impressione è che né il progettista, né il Sindaco, né la sua Giunta al completo, si siano mai soffermati sotto questi alberi per ammirarne la bellezza e la resilienza a dispetto di una loro eliminazione.
Per nulla d’accordo poi, con l’idea di trapiantare in altra sede come fossero dei gerani in vaso! Chi potrebbe scommettere sulla loro sopravvivenza? E quanto ci costerebbe questa follia???”
Le preoccupazioni di Nando Mazza, prendono ulteriore forma con una successiva riflessione: “A pag. 5 della sua relazione, il progettista scrive, letteralmente, che “gli obiettivi generali si dovranno ottenere incrementando il verde per rendere più vivibile la città e ridurre le conseguenze del cambiamento climatico”. A questo punto mi chiedo come si potrebbe conciliare questo bel proclama col fatto che, per perseguire questo obiettivo, sia stata pianificata la distruzione di un’intera alberata di 150 robinie ancora vive e vegete per sostituirle con appena 40 (quaranta!) gingko biloba? Si tratta di una reale riduzione di almeno 2/3 rispetto all’attuale copertura del Viale. Viste la risibile percentuale di sopravvivenza degli alberi che dovrebbero prendere il posto delle robinie, c’è da scommettere su un futuro altrettanto infausto anche per i malcapitati 40 Gingko, i quali dovrebbero coprire l’intero percorso tra Via Pacelli, Viale Mancini e il piazzale della stazione. Da parte del comitato, si resta in fiduciosa attesa per un minimo di disponibilità a ragionare su una questione così controversa e meritevole di approfondite riflessioni”.
La nota del comitato firmata dal suo rappresentante si conclude con la più vivida speranza che, qualunque sia l’epilogo della questione, rappresenti sempre e comunque il bene di tutta la comunità manduriana.