Manduria. Parco Archeologico: soldi privati e gestione politica.

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Scadrà il prossimo 31 Ottobre il termine fissato dall’Amministrazione Comunale entro il quale coloro (privati, società, enti o associazioni) che intendano
partecipare alla Fondazione “Parco Archeologico dei Messapi” in qualità di co-Fondatori, possono presentare la propria dichiarazione di interesse.

L’Amministrazione Massafra ha infatti fortemente voluto ed infine deliberato l’attivazione della procedura di
costituzione di tale ente a capitale misto pubblico/privato che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe gestire in toto ogni attività inerente il Parco Archeologico.
Sulla vicenda l’associazione culturale Manduria Migliore ha rilevato degli errori.
“Purtroppo – scrivono testualmente nella nota stampa – i segnali che anche questo atto amministrativo sia un ennesimo errore della Giunta Massafra stanno già nel nome stesso della fondazione che modifica l’esatta denominazione del “Parco Archeologico delle Mura Messapiche”, quasi inducendo al pensiero che si parli d’altro! Ma tant’è! Vorremmo però partire dal modulo di adesione, liberamente scaricabile dal sito del Comune di Manduria, al fine di sottoporre ai nostri concittadini delle semplici constatazioni.”
“Con la sottoscrizione della manifestazione di interesse, l’interessato – prosegue Manduria Migliore – si impegna anche a firmare il successivo atto costitutivo della
fondazione (e fin qui nulla quaestio), se non fosse che egli si impegna parimenti a versare una quota costituente determinata solo nella cifra minima pari ad € 5.000,00. Da ciò scaturisce la prima domanda spontanea. E’ legittimo richiedere un impegno economico vincolante senza quantificare nemmeno un importo massimo di investimento? Quindi i sottoscrittori potrebbero essere obbligati a dover versare anche centomila euro, qualora poi l’illuminata amministrazione dovesse delibare tale somma, quale quota minima di partecipazione?
Ma il modulo presenta ulteriori spunti di riflessione. L’Amministrazione chiede all’interessato non solo di
impegnarsi economicamente, abbiamo visto in quale inusuale modalità, ma si riserva anche la facoltà di
ammettere alla costituzione della Fondazione le domande a suo insindacabile giudizio, senza cioè indicare
alcun parametro per la scelta. Né scientifico, né di attinenza allo scopo sociale, né di professionalità, né di onorabilità. Nessuno. E’ giusto che i costituenti di una fondazione che gestirà un patrimonio pubblico siano
scelti dall’organo politico senza che lo stesso sia neppure tenuto a comunicare i parametri della scelta?
Come se tutto ciò non bastasse leggiamo sullo statuto che tutti gli organi di rappresentanza, quali il Comitato
dei Fondatori, il Consiglio Direttivo e quant’altro saranno costituiti a maggioranza assoluta da rappresentanti nominati dal Comune. Ed anche il Presidente potrà essere scelto solo tra i rappresentanti nominati dall’Ente pubblico. Ed, infine, come se non bastasse, la durata di tali organi decisionali coinciderà con quella del mandato del Sindaco. In questo caso ci chiediamo chi potrà mai manifestare interesse a partecipare alla costituzione di un ente che sarà sempre e comunque amministrato dalla politica?
Ma qualcuno dovrebbe forse spiegare all’Amministrazione che questa non è la strada idonea per incentivare
il turismo, che richiede un affidamento e una gestione dei beni demaniali a medio/lungo termine e a chi ha
per davvero le competenze professionali specifiche per svolgerlo e non a .
Perché mai un privato, un’azienda o un’associazione dovrebbe investire dei soldi (ribadiamo, neppure
quantificati) in un soggetto pubblico/privato che di privato ha, o vorrebbe avere, solo i finanziamenti?
Noi di Manduria Migliore – conclude la nota – siamo davvero dispiaciuti di assistere ad un ulteriore schiaffo dato ad una possibile virtuosa gestione turistica del nostro patrimonio pubblico. Perché la creazione di una Fondazione così delineata, potrebbe far sfumare una possibilità, forse l’ultima, di vedere finalmente valorizzato l’immenso patrimonio archeologico di cui dispone la nostra Città, già sfregiato e offeso da anni di politica con la “p” minuscola. A quanto pare però il tempo delle lettere maiuscole non è ancora arrivato. Peccato.”