Manduria: Il “Giannuzzi” ospedale “misto” senza rispetto per le specializzazioni. Per Cgil e FP CGIL una “roulette russa”

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La Funzione Pubblica CGIL lo scorso 31 Maggio ha indirizzato alla dirigenza dell’ASL di Taranto una missiva per richiedere un confronto urgente per discutere sulla riorganizzazione delle attività relative al Presidio Ospedaliero del “Giannuzzi” di Manduria.

Non sembra esserci pace infatti per questo nosocomio che negli anni ha cambiato volto e destinazione e che, dopo la furente stagione Covid 19, ora si appresta a vivere un altro momento delicato della sua esistenza.

Nella lettera, firmata da Lorenzo Caldaralo, segretario generale della FP CGIL Taranto, infatti si prende in considerazione l’ipotesi che si sta profilando della nascita di due grandi reparti post Covid per le aree specifiche di Medicina e Chirurgia.

Un ospedale misto – secondo Caldaralo – che accanto ai posti letto per il ricovero di pazienti con problematiche medico-interniste, nefrologiche e cardiologiche, nonché ortopediche e di chirurgia generale conserverà 32 posti letto Covid, divisi in due distinti reparti.

Così mentre la sanità pubblica prova a riorganizzare le forze dopo la pandemia c’è chi si domanda perché questa riorganizzazione debba avvenire senza il naturale coinvolgimento di chi fino a ieri era al fronte.

Ascoltare la voce del personale sanitario – continua Lorenzo Caldaralo – questa volta non risponde solo ad un mero confronto peraltro sancito dalle leggi sulla rappresentanza e i rapporti sindacali, ma servirebbe all’ASL e all’utenza tutta per evitare un’assistenza inadeguata per i cittadini che avrebbero bisogno delle cure del “Giannuzzi”.

Il riferimento è ai reparti con specializzazioni diverse inserite in turni unici.

Pertanto un paziente cardiologico potrebbe essere fortunato e finire nelle mani di un cardiologo, oppure finire nelle mani di un nefrologo che seppur bravissimo ha specifiche competenze assolutamente distanti dalla sua patologia.

Una roulette russa che la Funzione Pubblica non è disposta ad accettare. Una situazione “anomala” – dicono – che rischia di lasciare inoltre esposti a denunce proprio i medici e tutto il personale sanitario.

Sul tema interviene anche la segreteria confederale della CGIL di Taranto per voce del suo segretario generale, Paolo Peluso.

L’impianto generale di una graduale riconversione degli ospedali, nella fase post Covid, non può che incontrare il nostro gradimento – dice Peluso – ma alla luce di quanto accaduto la sanità pubblica ha bisogno innanzitutto di ritrovare se stessa e fare il punto della situazione, partendo dal “Giannuzzi” ed esplorando anche tutte le carenze strutturali e organiche di un piano di riorganizzazione ospedaliera che non si può fare colmando solo delle caselle, ma guardando a competenze e risposte ai bisogni, territorio per territorio.

La CGIL e la Funzione Pubblica chiedono a tal proposito un confronto con il direttore generale e il direttore sanitario dell’ASL di Taranto.