Manduria: i dubbi di Città Più sull’utilizzo delle associazioni di volontariato nella gestione dei buoni spesa

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Recentemente la Commissione Straordinaria del Comune di Manduria, con una delibera del 5 maggio avente in oggetto “nuove procedure per gli interventi di solidarietà alimentare”, ha giustamente ritenuto di attuare la rimodulazione dei criteri di erogazione e lo snellimento delle procedure per i cittadini richiedenti.

La nuova procedura, totalmente dematerializzata rispetto alla precedente, prevede l’inoltro delle domande esclusivamente on-line a mezzo di piattaforma informatica accessibile sul sito del Comune www.comune.manduria.ta.it con assegnazione delle somme, a buon esito dell’istruttoria, sulla tessera sanitaria del beneficiario. A questa delibera ha fatto seguito un avviso pubblico in cui “si chiede ai CAF e agli Enti del Terzo Settore presenti sul territorio la disponibilità a supportare, a titolo gratuito, i cittadini nella compilazione delle domande”.

Su questo tema interviene il dott. Gregorio Pecoraro rappresentante dell’Associazione Culturale Città Più di Manduria che evidenzia due aspetti sull’avviso pubblico e precisamente:

“1) la delibera n. 73/2020 di indirizzo della Commissione Straordinaria non dà alcun mandato al dirigente di chiedere ai Caf e agli Enti del Terzo Settore la disponibilità a supportare l’Ufficio dei Servizi Sociali per la compilazione e l’invio sulla piattaforma telematica delle istanze delle famiglie bisognose;

2) se da un parte i Caf hanno una fede pubblica riconosciuta e sono autorizzati dalla legge per la gestione di dati personali anche sensibili (vedi lo stato di salute per le richieste d’invalidità, di pensione, di reversibilità, la compilazione del modello Isee, ecc.), gli Enti del Terzo Settore hanno una fede pubblica riconosciuta dalla legge come i CAF? I loro scopi sociali pur meritevoli prevedono la gestione di dati sensibili e dati reddituali, patrimoniali e finanziari?

Pur riconoscendo lo stato di emergenza e quindi l’urgenza di dare delle risposte a chi oggi vive una situazione di bisogno, siamo convinti – si legge nella nota – che tale modus operandi non rispetti le regole più elementari di riservatezza. In altre parole, la compilazione delle richieste dei buoni spesa per le famiglie, in cui deve essere riportata una serie di dati riservati, quali il possesso di redditi, di una casa, dei saldi di banca, non possono essere gestite da chiunque. Occorre che – conclude il dott. Pecoraro – ci sia il pieno rispetto della privacy e della dignità di coloro che ne fanno richiesta.