Manduria: contro bullismo e violenza un Forum permanente sui giovani ed una rete pedagogica

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E’ unanime il pensiero che corre sui social su quanto accaduto a Manduria: indignazione, tristezza, sgomento. Tanti i commenti alle notizie inquietanti che si apprendono sul dramma vissuto dal
povero Antonio Stano ma poi è evidente che, affinché non accadano più simili tragedie e per porre un argine a questa deriva sociale, occorrerà lavorare seriamente mettendo in atto strategie preventive. Non mancano le proposte degne di considerazione tra le righe di alcuni commenti su FB. Il primo della professoressa Cecilia de Bartholomaeis:
…a Manduria non si parla d’altro, si esplorano tutti i più riposti meandri della mente e della coscienza per cercare di dare una spiegazione all’inspiegabile: come abbiano potuto dei ragazzi seviziare, sistematicamente e continuativamente, per mesi , una persona indifesa sino a condurla alla morte. Non basta fermarsi alla contemplazione dell’orrore, invocare pene severe, attribuire colpe e responsabilità. Al di là di quanto appurerà e di come punirà la magistratura, la vicenda è il frutto di un modello culturale ed educativo che sta rendendo i nostri figli incapaci di empatia, cioè di riconoscere nell’altro essere vivente sensazioni, percezioni, sentimenti simili ai propri. I segnali di questa deriva li si poteva cogliere già da tempo ed oggi forse si potrebbe decidere di agire. È giunto forse il momento per questa comunità di porre al centro della sua attenzione il problema educativo, di porsi delle domande, di chiamare a raccolta tutte le energie e tutte le risorse di cui dispone. Perciò a tanti amici, che hanno professionalità o esperienza o passione o sensibilità per il sociale, o tutte queste cose insieme, propongo l’istituzione di un Forum permanente sui giovani, per individuare innanzi tutto le dimensioni del problema e proporre poi dei correttivi.
L’idea, dunque, è quella di un Forum permanente sui giovani ma anche di una “rete pedagogica” come suggerisce un altro esperto di servizi sociali il dott. Claudio Ruggieri
“Leggo tante riflessioni riguardo la morte del povero signor Antonio e temo che non si è ancora capito bene che non si tratta di una “bravata” andata male da parte del branco. Qua ci troviamo dinanzi ad un pericolo ancora più importante, ovvero il bullismo. E non lo si combatte certamente in forma privata/personale, “eh ma tutti conoscevano e nessuno è intervenuto” “eh ma se fossero state fatte le segnalazioni”.
Chiariamo alcuni punti: le segnalazioni sono state fatte più volte, ma dinanzi ad un fenomeno, una piaga sociale come quella del bullismo occorre un lavoro di equipe, una “rete pedagogica” dove vari elementi dovrebbero scendere in campo. Parlo delle istituzioni (che a Manduria mancano), dei Servizi, delle forze dell’Ordine, delle famiglie, della scuola, ecc..ecc.. Qui non è compito del singolo individuo che da solo può mettere fine a questo fenomeno sociale, è la comunità in tutte le sue componenti.”