Manduria: anziano bullizzato, carcere anche per i maggiorenni. La motivazione

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Così come per i ragazzi minorenni anche per i due maggiorenni il gip del Tribunale di Taranto Alessandra Romano, non ha convalidato i fermi ritenendo insussistente il pericolo di fuga di G.L di 19 anni e A.S. di 23 anni coinvolti nell’indagine sulle violenze compiute ai danni di Antonio Cosimo Stano, il 66enne di Manduria morto il 23 aprile per cause che potrebbero essere connesse allo stato di prostrazione fisica e psicologica cui era caduto per le torture e gli atti di bullismo subiti. Nei confronti dei due indagati è stata però emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. La decisione è stata assunta al termine degli interrogatori di garanzia svoltisi ieri. Tutti sono apparsi provati e pentiti. Piangendo hanno risposto a tutte le domande, ma hanno ammesso solo parzialmente le responsabilità ipotizzate dall’accusa.
Il giudice ha così condiviso il quadro accusatorio della Procura, anche in relazione al reato di tortura.
“La misura della custodia cautelare in carcere – scrive il Gip Romano – appare sostanzialmente adeguata alla gravità dei fatti, avendo gli indagati dimostrato notevole inclinazione alla consumazione di reati, totale inaffidabilità e completa assenza di freni inibitori”. “Né – rileva – vi è misura diversa meno grave rispetto a quella anzidetta idonea a garantire le esigenze di tutela della collettività stante la personalità dei due indagati” che “non offrono alcuna garanzia certa di rispetto degli obblighi di una misura cautelare meno afflittiva, dovendosi pertanto fortemente limitare la loro libertà di movimento per impedire la ricaduta nel delitto”. Secondo il giudice, i nuclei familiari dei due indagati “hanno dato prova di incapacità a controllare ed educare i due giovani”, da qui la decisione di escludere la concessione degli arresti domiciliari.

“Stano è stato fatto oggetto di un trattamento inumano e degradante, braccato dai suoi aguzzini, terrorizzato, dileggiato, insultato anche con sputi, spinto in uno stato di confusione e disorientamento, costretto ad invocare aiuto per la paura e l’esasperazione di fronte ai continui attacchi subiti e, di più, ripreso con dei filmati (poi diffusi in rete nelle chat telefoniche) in tali umilianti condizioni”, scrive il gip confermando il carcere per i due maggiorenni coinvolti nelle indagini sulla morte del 66enne Antonio Stano.